Allerta terrorismo, il governo non ha ancora le idee chiare

terroristi_jiahdDi fronte al terrorismo che avanza, il governo di Renzi fa retromarcia sulle decisioni prese. Così giovedì il Consiglio dei Ministri, chiamato ad approvare il decreto legge sulle nuove misure anti terrorismo ha rinviato tutto spiegando la necessità di inserire nel decreto i capitoli sulle missioni internazionali e i relativi finanziamenti. La data slitta al 28 gennaio. Ma la verità sembra essere diversa. Infatti pare che da una parte la Ragioneria di Stato nega all’esecutivo i fondi necessari a garantire la copertura del decreto, e dall’altra, governo e PD fanno i conti con le nuove misure antiterrorismo, cioè le immunità funzionali degli 007 e l’instaurazione di una Procura centralizzata anti terrorismo. A queste s’aggiungerebbe anche quella che prevede il rilascio di permessi di soggiorno agli informatori degli 007, voluta dal sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti. In parole povere è un problema di soldi che Renzi non sa dove trovare e quelli a disposizione bastano solo per i primi tre mesi per il personale di sicurezza in servizio. Però, la cosa che più divide il governo ed il PD riguarda le nuove competenze e le nuove risorse da attribuire ai servizi segreti. A queste misure s’aggiunge la richiesta di permettere agli 007 di entrare nelle carceri per interrogare i terroristi detenuti, una funzione fino ad ora riservata solo alla magistratura. E sarebbe questa, come si può leggere su Il Giornale, la principale causa del rinvio del Consiglio dei Ministri. E mentre all’interno del Governo litigano restano inevase la richiesta di garantire alla nostra intelligence più uomini e maggiori investimenti per arginare le offensive terroristiche sul territorio e nello cyberspazio, le nuove pene previste per contrastare le attività dei volontari jihadisti e di quanti facilitano le loro partenze. Infine anche la sorte della Procura centralizzata antiterrorismo, chiamata a coordinare le indagini antiterrorismo condotte sul territorio nazionale e armonizzare il lavoro di intelligence e magistratura, è al centro di un aspro scontro istituzionale tra chi la considera un ostacolo all’operato dei servizi e chi la vede come una concorrente capace di depotenziare le strutture di coordinamento, come ad esempio quelle della Polizia. Tutto ciò, però, potrebbe privarci di uno strumento indispensabile per il coordinamento internazionale.

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About the Author: Katia Germanò