Il Governo Renzi rivedrebbe il DDL Anticorruzione

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di Carlo Viscardi – Sembrerebbe che il governo voglia dare un taglio col passato . Sembrerebbe che Palazzo Chigi abbia trasmesso al ministero per i Rapporti con il parlamento l’emendamento al ddl anticorruzione.
Differenza? Presto detto, con questo emendamento non si prevedono più soglie di non punibilità né in percentuale né rispetto al volume d’affari, mantenendo una distinzione solo tra società quotate e non quotate e abbassando la pena per queste ultime da un minimo di uno ad un massimo di cinque anni di detenzione (attualmente sono due e sei anni); Resterebbe invece 3-8 anni la pena per le non quotate e la perseguibilità del reato d’ufficio. A parte il confronto con il ministero dello Sviluppo economico, per il nodo delle tutele da garantire alle società più piccole e più esposte ad errori, mancherebbe il via libera degli altri ministeri, quindi ci si domanda se l’emendamento approderà direttamente in aula per la discussione oppure verrà posto prima al vaglio della commissione Giustizia al Senato dove è in corso l’esame del ddl anticorruzione. Naturalmente dovranno superare le “frizioni” che naturalmente l’aula produrrà, ma secondo il relatore, Nico D’Ascola, l’inasprimento delle pene servirebbe per riarmonizzare il sistema, prevedendo che la corruzione in atti giudiziari venga punita con un minimo di 6 fino a un massimo di 12 anni di reclusione rispetto ai 4 e 10 previste oggi dal codice penale, di conseguenza aumentando anche la pena per la fattispecie aggravata. In merito alla corruzione per induzione indebita a dare o promettere utilità, si passerebbe dagli attuali 4 anni di pena minima e 10 di massima ad una pena minima di 6 anni di reclusione e una massima di 10 anni e 6 mesi. Diciamo che sarebbe un buon inizio.

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