25\03\2015 – E’ del 19 marzo l’ultima novella arrivata dai palazzi giudiziari all’ex-governatore Giuseppe Scopelliti. Questa volta, come sta spesso avvenendo negli anni del post bufera, si tratta di una novella lieta: il Tribunale di Reggio Calabria ha ordinato la sospensione della esecuzione avviata dal comune di Reggio Calabria in relazione alla sentenza di secondo grado della Corte dei Conti relativa all’annosa vicenda dell’ex-Italcitrus. Il Comune di Reggio Calabria, infatti, quando ancora erano insediati a Palazzo San Giorgio i tre commissari aveva avviato una serie di attività per recuperare quello che la Corte dei Conti aveva definito ” Danno per incauto acquisto” determinato in euro 300.000€ ed aveva agito su tutti i fronti pignorando tutte le somme possedute da Scopelliti presso tutti gli istituti bancari ed ipotecando le sue proprietà immobiliari consistenti nel 50% della casa di abitazione sita in Catona. L’ex sindaco, difeso dall’ avvocato Vincenza D’Amico, si era da subito opposto in giudizio agli atti del Comune per una serie di motivi sia relativi alla esistenza di ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte dei Conti, tutt’ora pendente, sia per motivi procedurali che, infine per la presenza di una contratto assicurativo stipulato direttamente dal Comune che doveva tenere indenni gli amministratori ed i dirigenti per i danni che eventualmente avessero causato all’ente con il loro operato. Ed il 19 marzo il tribunale ha accolto in sede cautelare l’opposizione sospendendo tutte le attività esecutive in attesa di pronunciarsi, con un procedimento ordinario, in via definitiva sulla vicenda. Dopo l’assoluzione ricevuta in cassazione sulla vicenda Longhi-Bovetto, che tra l’altro ha statuito che il Sindaco non è responsabile degli atti commessi dai dirigenti, dopo il proscioglimento sulla vicenda Sarlo, con quest’ulteriore pronunciamento giudiziario le tegole cadute sulla testa di Scopelliti continuano a tornare a posto. La notizia di oggi rende sicuramente speranzoso l’ex governatore anche in ordine alla vicenda Fallara la cui condanna determinò le sue dimissioni.
