Grazie Obama, Cameron e Sarkozy

“Il nostro compito è proteggere i civili, ma è impossibile immaginare un futuro per la Libia con Gheddafi, la condannerebbe ad essere uno Stato fallito”, “Gheddafi se ne deve andare definitivamente”. Con queste parole, apparse sui quotidiani più importanti dei loro paesi, Obama, Sarkozy e Cameron nel lontano 2011 hanno lanciato la loto fatwa ni confronti dell’ex rais libico.

La scelta di Obama, Cameron e Sarkozy; tragico errore

cameronNicolas_Sarkozy_(2008)obamaStati Uniti, Francia ed Inghilterra ne hanno fatto una propaganda per mesi, descrivendo per il Paese nordafricano uno scenario apocalittico, caratterizzato da caos e terrorismo, se il Colonnello, accusato di massacrare il suo popolo, fosse rimasto al potere. La conseguente condanna imposta alla comunità internazionale ha comportato il bombardamento della Libia, con la successiva destituzione e morte di Gheddafi, senza che a lui venisse concessa la possibilità di un processo. A seguito della sua morte, tuttavia, niente di tutto quello che era stato profetizzato da una parte delle democrazie occidentali – tutela dei diritti umani, percorso democratico – si è verificato e la Libia è caduta in una spirale mortale di divisioni e contrapposizioni tra tribù, gruppi di potere, due Governi distinti – quello di Tobruk e quello di Tripoli – e formazioni jihadiste legate all’Isis. Per non tacere, poi, delle organizzazioni che controllano il traffico di esseri umani, generando fiumi di morti e profitti.

Altre motivazioni ?

berlusconiVladimir PutingheddafiUna faccenda, quella dei diritti umani, che, tra l’altro, non convince più quasi più nessuno. Lo strano legame che si viene a creare con altri interessi, prima di tutto quelli economici, ormai non passa più in secondo piano. Il caso libico è solo un esempio. L’Italia aveva avviato con quella che è stata una sua colonia un’importante stagione di dialogo che, muovendo le proprie mosse da interessi economici ed energetici comuni, avrebbe potuto portare col tempo ad una visione di sviluppo strategico comune, attraverso la quale affrontare anche altre questioni in modo più approfondito, prima tra tutte quella dell’immigrazione. Questo “percorso economico”, già osteggiato in Europa per il mancato coinvolgimento di Paesi come Francia e Inghilterra, fu concretamente combattuto a seguito del coinvolgimento della Russia. Si decise di seguire un’altra strada, quella del bombardamento e della destituzione, che ha avuto il solo merito di aver destabilizzato un intera regione che minaccia, a sua volta, di destabilizzare un’area intera, tanto è vero che, per evitare conseguenze disastrose in Egitto nessuno adesso si fa scrupoli per la presenza di un nuovo regime autoritario.

La soluzione: una politica mediterranea intelligente

migrantiAdesso è necessario fare un profondo esame di coscienze e tornare sui propri passi. In Italia, e in Europa, ancora qualcuno si vergogna di ammettere il totale fallimento di quella scelta e, soprattutto, di averla imposta al Governo italiano. È necessario farlo perché quella soluzione, che avrebbe potuto essere un punto di partenza, e che consisteva in un politica mediterranea intelligente per il nostro Paese, deve essere ripresa e potenziata, e dovrà essere in primo luogo il nostro Paese a farsene politicamente carico. È necessario intervenire in Libia, tentando di porre fine al caos generatosi, bloccare le partenze e procedere alla creazione di villaggi di prima accoglienza, attraverso i quali offrire ai migranti protezione e assistenza sanitaria e alimentare. In questo il contributo di Stati Uniti, Francia e Inghilterra non dovrà assolutamente mancare, pena l’assoluta credibilità di questi Paesi. africaSarà necessario successivamente aprire una canale di dialogo costruttivo non solo con gli Stati nordafricani ma anche con quelli più stabili dell’Africa centrale e proporre la definizione di accordi di natura economica e sanitaria, con l’obiettivo concreto di aiutare il continente africano a risollevarsi. Sarà altrettanto importante investire in informazione e formazione locale, sia a livello medico che a livello lavorativo, e nella costruzione di opere e infrastrutture che possano aiutare le economie locali.  Basta col falso buonismo e con l’ipocrisia tipica dei pusillanimi.

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About the Author: Luigi Iacopino