Il suffragio dei defunti non conosce padroni!

Luigi Tuccioriceviamo e pubblichiamo

Va precisato che la costituzione assicura tutela massima senza distinzione tra l’altro di religione. È dunque plausibile che un ateo sia titolato, come tale, nell’esercizio dei propri diritti civili, anche ove assuma la responsabilità di governo quindi nell’impegno della realizzazione del “bene comune”. Tutto ciò però non contrasta con il diritto dei governati di conoscere la globale posizione dei suoi rappresentanti, tra l’altro, in ordine alle proprie scelte di fede, soprattutto quando il posizionamento nell’assunzione delle responsabilità avviene in una declamata condizione di pluralismo culturale. Mi rivolgo agli esponenti del mondo cattolico accanto ai quali Sindaco Falcomatà si è proposto durante la campagna elettorale e che oggi sorreggono, in evidente condivisione totale, il suo agire. Esigere un intervento dell’autorità ecclesiale che precluda ogni attuazione della Pietas cristiana significa essere dichiaratamente contraria nonché ai principi umanitari che convergono nella fede cattolica. Il sindaco Falcomatà ha inteso, in più circostanze, pubbliche marcare la sua appartenenza in quest’aria che non è soltanto partitica-non ci interesserebbe-ma soprattutto di ostilità pregiudiziale, verso i principi di una civile convivenza, nella specie quella reggina, fortemente sentita e proclamata anche nei discorsi elettorali , evidentemente con la riserva mentale di tradirne il significato. Invero il capo dell’opposizione, Lucio Dattola, ha esplicitamente evidenziato tale Vulnus di democrazia, ma il discorso riguarda gli appartenenti alla maggioranza che per quanto costa non è composta totalmente da soggetti atei o clamorosamente ostili a principi fondamentali de Vangelo cristiano. Il significato di una messa in suffragio defunti é quello di “attuare qualsiasi aiuto dato da un fedele ad un altro per ottenere da Dio la remissione di una pena temporale. Il soccorso prestato da un vivente ad un’anima sofferente nel Purgatorio, per aiutarla a pagare i debiti d pena temporale contratti con la giustizia divina”. Nessuna strumentalizzazione politica, per come si é tentato goffamente di malcelare la ragione dell’annullamento della funzione religiosa! La comunità reggina é troppo attenta alla soluzione di problematiche sociali del vivere quotidiano. É questa una verità incontestabile. Ma la nostra comunità ha un radicamento religioso, storicamente testimoniato oltre che dall’impegno del Clero reggino, da una religiosità popolare che alimenta ogni atteggiamento di civile compartecipazione e che dovrebbe sorreggere anche qualsivoglia disegno politico. Per la cronaca va precisato da oltre mezzo secolo questa messa in suffragio é stata pacificamente celebrata sempre nella stessa Chiesa con la partecipazione sentita di una comunità quella Reggina per nulla incline a strumentalizzazioni peraltro assolutamente assurde a distanza di settanta anni dalla cessazione di una stagione politica caratterizzata da lutti, eccidi, torture, che tutti vogliamo ritenere superata.        

Luigi Tuccio

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