CGIA Mestre, costi bancari italiani più alti d’Europa

 

soldi

Come ultimamente siamo abituati a leggere fra i vari “notiziari economici”, la CGIA di Mestre ha reso noto il suo ultimo studio (www.cgiamestre.com) sui costi delle banche nel nostro paese. Senza nessuna sorpresa la Cgia conferma quello che l’uomo di strada sa già da tempo, le banche italiane hanno i costi più elevati dell’eurozona. Nonostante che in questi ultimi anni i costi siano scesi, i costi strutturali del nostro sistema bancario al 2014, calcolata  l’incidenza delle spese operative sul totale delle attività si attesta all’1,83 %  dato superiore a tutte le prime 10 economie europee :  Austria 1,62% ; Spagna 1,410% e via via a scendere fino ad arrivare alla Svezia con un 0,83%. Quando andiamo a vedere i ricavi abbiamo un -23,8% per quanto concerne  i margini di interesse (ovvero i guadagni provenienti prevalentemente dall’erogazione del credito); un + 11,5% dalle commissioni nette ed un +474,1%  quelli riconducibili ad altri ricavi, cioè da attività extra-creditizie o di trading finanziario (vendita di titoli, valute, strumenti di capitale). Da notare che più della metà delle spese operative è in capo al personale; nel caso dell’Italia su un totale di 49,5 miliardi di euro di spese operative (anno 2014), il personale incide per più della metà (27,2 miliardi di euro). Analizzando i ricavi l’incidenza del margine di interesse sul totale dei ricavi operativi di una banca (dati dalla somma dei margini di interesse, dalle commissioni nette e da altri ricavi netti) in Italia sono pari al 50,3 per cento; vuol dire che le banche italiane presentano un’incidenza dei guadagni da attività legate ai prestiti bancari sul totale ricavi (margine di intermediazione) tra i più bassi in Ue. Se si aggiunge la crisi degli ultimi anni e la crescita esponenziale delle insolvenze si capisce anche il perché dell’aumento dei costi e della contrazione delle assunzioni bancarie. Ma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo, in merito alle insolvenze ricorda che l’80 % dei prestiti concessi dalle banche italiane va al primo 10 % dei maggiori affidati che è costituito quasi esclusivamente dalle grandi aziende e da gruppi industriali che in termini percentuali non superano l’1 % del totale. Qualcuno potrebbe obbiettare che se questi prestiti sono stati erogati nella stragrande maggioranza dei casi ad un numero ristretto di clienti, ciò è riconducibile al fatto che questi ultimi sono solvibili. La realtà, invece, è molto diversa. La quota di insolvenza in capo ai maggiori affidati, infatti, è attorno all’81 %. In buona sostanza, chi riceve la stragrande maggioranza dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi, per contro, chi dimostra di essere un buon pagatore riceve i soldi con il contagocce. E con tale dichiarazione verrebbe da pensare agli ultimi “scandali” che sono usciti fra varie banche e finanziarie, ma questo non è il posto per delle discussioni.  Per il segretario della CGIA di Mestre Renato Mason la soluzione dovrebbe iniziare col perseguire uno sviluppo economico meno bancocentrico, favorendo gli investimenti infrastrutturali, riducendo le tasse, tagliando il cuneo fiscale e incentivando l’internazionalizzazione della nostra economia. In secondo luogo sarà necessario rassicurare gli istituti di credito dal raggiungimento di requisiti patrimoniali eccessivi in modo da rimettere in moto il flusso di denaro verso le imprese, in particolare per le piccole. Inoltre, le banche dovranno ritornare a gestire i propri bilanci con rigore e sobrietà, recuperando la fiducia dei risparmiatori che dopo i continui scandali, è andata via via scemando.

banner

Recommended For You

About the Author: Carlo Viscardi

Lascia un commento