Gli “assurdi” argomenti di Renzi per il Referendum

Matteo Renzi - Reggio Calabria Museo Nazionale @ Mimì LafaceNon c’è alcun dubbio che Matteo Renzi, in riferimento al referendum costituzionale del prossimo autunno, vorrebbe procedere con la propria testa ma è costretto a bloccarsi per l’intervento ormai quasi quotidiano dei suoi consiglieri che vorrebbero che si entrasse nel merito delle cosiddette ‘riforme’ e consigliano continuamente a non personalizzare l’appuntamento referendario che rischia di diventare una vera e propria Caporetto.  Anche se l’ultima risposta ad un giornalista (che chiedeva se era confermato che con la vittoria del ‘NO’ avrebbe lasciato la politica) è stata quella che non intende più parlare del suo futuro, #sistiasereni perché quella risposta lascia il tempo che trova e presto ritornerà a usare ciò che lui considera cavalli di battaglia per la sua propaganda e cioè: il suo abbandono della politica, il risparmio che le sue riforme provocano, la riduzione delle poltrone ai politici e la velocizzazione delle leggi, argomenti delegati, momentaneamente, ai suoi avatar maschi e femmine che siano. Più che cavalli di battaglia, però, sembrano ronzini stanchi che possono stimolare la pancia di una fetta di concittadini ma non .motivano per nulla la scelta del SI inclusa la minaccia dell’abbandono della politica fatto da Renzi. Se ciò avverrà non scoppierà a piangere la stragrande maggioranza dei cittadini tra i quali anche quelli che si erano illusi che ‘l’uomo solo al comando’ sarebbe stato capace di realizzare, contro la crisi, profonde correzioni a quanto fatto da Monti e Letta impegnati solo a realizzare ‘i compiti a casa’ dalla Merkel, e a spremere la gente. Ma Renzi ha disilluso tutti riempiendo il Paese di promesse, chiacchiere e carico fiscale da Guinness dei primati. Falsi anche i risparmi sventolati come necessari ma che potevano, abbondantemente, essere realizzati se si fossero seguite le indicazioni di due esperti della spending review come gli economisti **Carlo Cottarelli e Roberto Perotti costretti alle dimissioni** per non essere accusati di connivenza con le scellerate scelte del premier dispensatore, reale o meno, di bonus a go-go. Lo stesso avviene per la tanto sbandierata riduzione delle poltrone alla politica che poteva essere realizzata riducendo del 50% i componenti della Camera e del Senato e mantenendo, anche se a ranghi ridotti, uno dei contrappesi inserito nella Costituzione da quei padri della Repubblica che volevano salvaguardare il Paese da ventate autoritarie di destra o di sinistra. Ma all’aspirante ducetto interessava solo liquidare quel caposaldo della democrazia anzichè ridurre le poltrone alla politica se è vero, come è vero, che ha nominato una schiera incredibile di fedelissimi collocandoli in ogni possibile poltrona, poltroncina o strapuntino che la situazione gli offriva o che si inventava. Infine anche la necessità di velocizzazione la produzione legislativa è una gran bufala. Il sistema bicamerale italiano non ha nulla da invidiare, su questo terreno, agli altri Paesi europei, avendo prodotto molte più leggi di quante ne abbiano prodotto gli altri. Se comunque il problema era veramente questo non c’era bisogno di porre mano alla Costituzione quando lo stesso obiettivo poteva essere raggiunto modificando i regolamenti parlamentari.  Da quanto detto si capisce perché i suoi consiglieri lo sconsigliano di usare detti argomenti. Ciò che loro non sanno è che Renzi non ha altri argomenti da utilizzare perché sarebbe poco salutare dichiarare che lui punta ad impadronirsi totalmente del potere e menomare la nostra democrazia.

Giovanni ALVARO

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