C’è chi punta al “Waterfront” e chi sceglie il “Dietrofront” … l’opera di Zaha Hadid a Reggio Calabria …. non s’ha da fare

Azione Nazionaledi Antonella Postorino (Coordinatrice di Azione Nazionale Reggio Calabria). Sembrerebbe che sia deciso, nero su bianco, ma in pochi lo sanno. Tutto passato in sordina, senza essere “nominato”, come sarebbe opportuno dire al “Grande Fratello”. Eppure le carte parlano chiaro, infatti il 18 Maggio scorso, l’Amministrazione Comunale presieduta dal sindaco Falcomatà ha varato la rimodulazione delle opere finanziate con la Legge 246/1889, più comunemente conosciuta come Decreto Reggio, che promuove e regola il finanziamento e la realizzazione di “Interventi urgenti e indifferibili, di preminente interesse nazionale, per il risanamento e lo sviluppo della città di Reggio Calabria”. Dalla lettura delle carte appare chiaro che la maggior parte delle opere inserite in elenco resteranno invariate, altre, già avviate tra appalti e cantieri, si completeranno e di una parte ne è stata previsto il “rimpiazzo” con altre opere ritenute più urgenti. Tra le opere “cestinate” risulterebbe il progetto di Zaha Hadid, ossia il Museo del Mediterraneo, infatti solo una parte del finanziamento destinato al Waterfront resta attivo, ma non si tratta dell’opera di Zaha Hadid.  Nel verbale di deliberazione n.99 del 18 maggio 2016, che approva la rimodulazione del quadro finanziario delle opere in questione, nessun riferimento ai motivi di tale esclusione, né i criteri adottati in prospettiva di eventuali più convenienti ricadute nei termini previsti dallo stesso strumento normativo. Tale chiarimento non sarebbe insensato se considerassimo la region d’essere del Decreto Reggio, infatti questa legge, varata a vantaggio della nostra città l’8 maggio del 1989, aveva per obiettivo «promuovere la creazione d’occupazione» e anche se più volte rifinanziato il DR, ancora oggi mantiene validi e riscontrabili gli obiettivi anche tra le righe della recente delibera infatti il fondo complessivo è suddiviso tra opere destinate al “risanamento del patrimonio edilizio comunale, al completamento e alla riqualificazione delle reti idriche e fognarie, alla valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, monumentale, nonché alla realizzazione di aree attrezzate a verde pubblico e tempo libero” e interventi a favore dello SVILUPPO della Città, sulla base della consultazione con gli Enti interessati (Regione Calabria, Provincia di Reggio Calabria e Università). Waterfront  Tenendo conto di questi presupposti, l’opera di ZH avrebbe dato un concreto riscontro in termini di “Sviluppo della Città” e contestualmente avrebbe “Promosso la creazione d’occupazione”. In compenso, i conti tornano con l’inserimento di nuovi interventi tra i quali appaiono opere relative a “Interventi urgenti per il risanamento della viabilità cittadina ….”, abbastanza generiche in quanto prive di identificazione sul territorio. Giusto per ricordare il progetto del Waterfront e soprattutto l’opera di Zaha Hadid, è opportuno fare un breve excursus. Nel 2006 il Comune di Reggio Calabria pubblicò un concorso internazionale per la progettazione dei lavori di realizzazione del nuovo Waterfront. Il 24 Settembre 2007, tra i 49 studi tecnici partecipanti, la Commissione proclamò vincitore il progetto realizzato della famosa “archistar” irachena Zaha Hadid, con la quale presso l’Ambasciata Italiana a Londra, nel 2009, l’allora sindaco Scopelliti siglò il disciplinare d’incarico. La professionista conosciuta in tutto il mondo per le sue importanti opere, prima donna a vincere il Premio Pritzker (identificabile come il Nobel dell’architettura), aveva già avuto modo di farsi apprezzare anche in Italia grazie alle numerose opere realizzate e in cantiere, come il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo (MAXXI) a Roma, la Stazione ferroviaria Napoli-Afragola, le Residenze e il Grattacielo CityLife di Milano, il Museo “Betile” a Cagliari, la Stazione Marittima di Salerno, Messner Mountain Museum a Plan de Corones e Jesolo Magica.  Con il Waterfront era giunto il momento di Reggio Calabria e bisogna riconoscere che il suo progetto per la futura Città Metropolitana si sarebbe inserito in un circuito mondiale di opere che attraggono ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Un progetto di riqualificazione urbana che prevedeva due edifici: da una parte il Museo del Mare a forma di stella marina con sezione dedicata a Gianni Versace, spazi espositivi, un acquario ed una biblioteca, dall’altra parte un Centro Multifunzionale con negozi, cinema, auditorium e uffici, in sostanza qualcosa che avrebbe cambiato il volto della città. Il progetto del Regium Waterfront nella sua interezza sarebbe stato sostenuto da due finanziamenti, uno a valere sul Decreto Reggio, per un importo di 52 milioni, il secondo a valere su fondi POR – PISU (Progetti Integrati di Sviluppo Urbano), per un importo di 16 milioni. Nel 2013, gli stessi Commissari, riconoscendo l’importanza strategica dell’opera, misero a bando uno step di interventi riguardanti l’area della Pinetina Zerbi, finanziato con i fondi PISU e deliberato dalla giunta Arena. Nel 2015, fu la volta del bando di gara relativo alla “Validazione” del progetto definitivo redatto dalla società “Zaha Hadid LTD”, per poter successivamente procedere con l’appalto del Museo Mediterraneo. Quest’ultimo bando verrà fermato dalla repentina decisione presa dall’attuale Amministrazione Falcomatà, che riterrà il progetto del Museo del Mare “un’opera non prioritaria”, quindi verrà “stoppata” nonostante la disponibilità dei fondi. Passerà un anno da questa decisione quando il 31 marzo 2016, l’improvvisa morte dell’architetto Zaha Hadid, fomentò una speranza che per molti si era spenta, ossia quella di rimettere in discussione la maestosa opera, fiduciosi di un cambio di opinione, soprattutto alla luce del valore che l’opera avrebbe acquistato dopo il decesso del suo “artista”.  WaterfrontInvece, in questa città dove tutti siamo ormai orientati a cancellare velocemente la memoria, per “purificare l’anima” da chissà quali malefici, è diventata prassi anche la “somministrazione” di concetti costruiti all’occasione, senza grandi giustificazioni, per distogliere la mente dalle verità che molto spesso diventano scomode. La realizzazione di un’opera di questa portata non avrebbe che potuto risvegliare la nostra Reggio e farci uscire dall’impasse che ci relega alla ribalta delle cronache solo ed esclusivamente per le azioni infami che troppo spesso ci mettono in ginocchio. Così mentre a Reggio si faceva “Dietrofront” sulla scelta di realizzare il “Waterfront” a Salerno, il 25 aprile 2016, si accelerava l’inaugurazione della Stazione Marittima ideata e progettata da Zaha Hadid, alla presenza del Premier Renzi e del Governatore della Campania De Luca. Sembrerebbe che Reggio Calabria a differenza delle altre città italiane, non abbia bisogno di Grandi Opere. Ritenute inutili e non prioritarie. Ma cosa sono le grandi opere e cosa si intende per indotto economico che queste possono innescare? Da architetto prima di tutto e poi da donna che segue e si spende per il proprio territorio , non accetto il silenzio che proviene dalle stanze di chi avrebbe tutti gli strumenti per dare una risposta, o una spiegazione chiara (possibilmente usando un linguaggio comprensibile da tutti), mi sarei aspettata maggior attenzione da parte degli esponenti della nostra facoltà di architettura (consultati previa rimodulazione del Decreto Reggio) e anche da qualche collega della facoltà di Economia, esperto di grandi opere, in grado di spiegare quali ricadute in termini di sviluppo queste determinano sul territorio che le accoglie. Eppure la nostra Facoltà che ha sfornato e continua a sfornare architetti, conservatori, paesaggisti e pianificatori i cui pareri sarebbero tutti preziosi di fronte al maestoso progetto tanto dibattuto, voluto o non voluto, resta nel silenzio più assordante, completamente distaccata dalle dinamiche territoriali della Città che l’accoglie. Mi indigna inoltre il silenzio della Regione Calabria, altro Ente consultato previa approvazione del Decreto, tra l’altro già promotore e finanziatore di parte dei fondi (POR CALABRIA FESR 2007/2013 Asse VIII Città – P.I.S.U.) destinati alla realizzazione di parte del progetto, quella già appaltata e che si spera venga realizzata nei termini previsti dal POR. Questo totale disinteresse, da parte degli Enti, conferma che la nostra città non è riconosciuta alla portata delle altre città del Mediterraneo, piuttosto ci si accontenta di vivere una realtà provinciale pur divenendo contestualmente Città Metropolitana. Invece Reggio si identifica, al contrario di ciò che potrebbe apparire, come una città che ha saputo accogliere in tempi non sospetti (visto che nessuno poteva immaginare che un terremoto/maremoto la sconvolgesse) interventi d’avanguardia che nel corso del primo novecento l’hanno portata ad essere protagonista di grandi sperimentazioni antisismiche. Tutto questo potrebbe sembrare paradossale se pensassimo che, nei primi anni del 900, mentre Le Corbusier, il pioniere del calcestruzzo armato nell’architettura internazionale, realizzava le sue innovative opere in Europa, a Reggio Calabria si avviavano i primi studi di sismologia, si tracciano i termini per la nascente ingegneria sismica, si proponevano i primi brevetti di nuovi sistemi costruttivi, mentre contestualmente si dibatteva sull’urbanistica e gli stili architettonici della ricostruzione, sostenuti da ingegneri e architetti di fama nazionale come Gino Zani, Camillo Autore e Ernesto Basile, solo per citarne alcuni, ai quali sono stati affiancati progettisti locali che da quelle esperienze hanno tratto benefici professionali. Oggi dopo 100 anni, Reggio Calabria, si ritiene impreparata (arretrata) ad accogliere opere d’avanguardia. Una città “meschina” nella quale il popolo è “meschino” e le notizie devono riguardare esclusivamente aspetti riprovevoli, da bandire ma necessariamente da esaltare, facendo diventare assordante tutto ciò che infanga e distruggendo tutto ciò che rappresenta una speranza di sviluppo culturale, di crescita demografica e di progresso economico. Tutto ciò fa troppo male alle menti pensanti e continua ad alimentare le menti “prostranti”, quelle che con ritornelli e lamentele denigrano il passato consapevoli di distruggere il futuro. L’opera di ZH intendeva diventare il simbolo della Città Metropolitana “Mediterranea”, puntando non solo alla riqualificazione di un’area ghettizzata e abbandonata, bensì alla valorizzazione dell’area portuale e alla creazione di una rete culturale con la dirimpettaia Sicilia. L’unico punto a nostro vantaggio è che il progetto di Zaha Hadid resterà di proprietà dell’Amministrazione Comunale, che ne sta pagando la “profumata” parcella, quindi di proprietà di noi cittadini e potrà in ogni momento essere rimessa “in discussione”, magari quando un sindaco lungimirante riuscirà a coglierne la vera essenza.

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About the Author: Antonella Postorino

Antonella Postorino è una Giornalista Pubblicista specializzata in architettura e beni culturali che collabora con il Metropolitano.it. Antonella Postorino è anche un architetto, designer e scenografa.