Un capriccio? Ecco come gestirlo…

“Ho detto no. Voglio questo! Voglio quello! E’ mio! NO NO NO”, un urlo, un calcio, sono queste le classiche frasi o azioni a ripetizione di un bambino capriccioso.

04/11/2016 Il capriccio in genere si manifesta intorno ai due anni e successivamente durante la fase adolescenziale. Due fasi molto importanti per la vita del bambino, che cerca una propria indipendenza. Il bebè inizia a capire che è un’entità diversa da quella dei suoi genitori quindi comincia a mettere alla prova il proprio potere. Il compito del genitore è quello di non acconsentire troppo alle esigenze capricciose dell’ infante. Bisogna educare dando poche regole singole e mai contraddittorie. Poche frasi semplici dette con un tono di voce fermo, ad altezza di infante. Quindi se si è in piedi è bene chinarsi fino a guardare negli occhi il bimbo capriccioso.

Ignorare il capriccio plateale, rende il bambino perplesso poiché i genitori non si stanno preoccupando di ciò chebambino accade.
Anche la punizione da impartire deve essere proporzionata all’ errore commesso. E’
importante spiegare sempre al piccolo il perché di una determinata punizione e le conseguenze in merito a determinate azioni. Mai esagerare con i premi. I novellini hanno poca esperienza di vita, quindi dopo un rimprovero a distanza di poco tempo, è sempre meglio inviare piccoli segnali d’amore. Il bambino non sopporta la terribile sensazione di non essere più amato da parte di mamma o papà. Quindi “fare la pace” con il proprio bimbo è importante, per non infierire ulteriormente sulla situazione. Ogni momento va contestualizzato. Se il bambino i primi giorni di asilo, quando va a stare con i nonni, o in generale quando rimane senza genitori fa “capricci”, attenzione. Perché non è realmente un capriccio ma è una paura che si manifesta nell’ infante nel momento in cui ha paura di essere abbandonato.

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About the Author: Giusy De Giovanni