Ai massimi storici il food made in Italy, all’1,4% del PIL

Nel 2016 export alimentare a +3,6%, trainato da +5,7% di Lombardia e +4,6% del Veneto

Il recente successo della battaglia di Confartigianato Alimentazione – che ha portato alla reintroduzione dell’obbligo di indicazione in etichetta dello stabilimento di produzione – garantisce informazioni fondamentali al consumatore e attribuisce una maggiore competitività alla qualità del food made in Italy. A fine 2016, infatti, l’Italia è al primo posto nell’Unione europea con 288 prodotti agroalimentari di qualità tra DOP, IGP e STG. Inoltre sono 4.965 i prodotti agroalimentari tradizionali censiti in Italia e caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo. Va ricordato che sul settore rimane alta la pressione della concorrenza sleale dei prodotti alimentari contraffatti o che sfruttano l’italian sounding e che presentano un giro di affari di 54 miliardi di euro. Nostre recenti analisi del trend del made in Italy hanno evidenziato che nel 2016 il settore alimentare è il più rilevante per vendite all’estero tra i settori a maggior concentrazione di MPI, con una quota del 5,9%: i 23.758 milioni di euro di esportazioni del settore sono pari all’1,42 del PIL, il massimo storico negli ultimi venti anni. Nel 2016 l’export del settore alimentare sale del 3,6% (824 milioni di euro in più): tale aumento è tre volte quello del Manifatturiero (+1,2%), la più alta insieme al settore del Legno tra i settori a maggior concentrazione di MPI, e consolida l’ottima crescita (+6,6%) del 2015. L’analisi per territorio mostra che i tre quarti (74,6%) delle esportazioni italiane di alimentari si concentrano in cinque regioni: Emilia-Romagna con il 19,3% dell’export nazionale del comparto (4.592 milioni di euro), Lombardia con il 18,7% (4.444 milioni), Veneto con il 13,0% (3.095 milioni), Piemonte con il 13,0% (3.078 milioni) e Campania con il 10,6% (2.530 milioni). Tra queste cinque regioni nel 2016 si registra una dinamica dell’export più intensa della media nazionale in Lombardia (+5,7%) e in Veneto (+4,6%) mentre un andamento sempre positivo, ma più contenuto si registra in Piemonte (+2,5%), in Campania (+2,4%) e in Emilia–Romagna (+1,7%). La Lombardia è anche l’unica regione tra le principali cinque che presenta un miglioramento della variazione nel 2016 rispetto a quella registrata nel 2015 (-2,7%). In altre sei regioni si osserva con una dinamica migliore o uguale rispetto a quella del 2015 e precisamente in Abruzzo, Calabria, Molise, Umbria, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. Tra le trentacinque principali province con una quota superiore o uguale all’1% dell’export nazionale di Prodotti alimentari, ventisette sono in crescita di cui diciannove mostrano una dinamica maggiore rispetto alla media nazionale (+3,6%); nel dettaglio si tratta di: Lodi (112,3%, crescita per il 92,7% determinata dall’incremento delle esportazioni di Prodotti delle industrie lattiero-casearie), Roma (29,0%), Venezia (26,1%), Firenze (21,9%), Padova (16,6%), Varese (14,9%), Torino (14,5%), Como (11,6%), Cremona (10,7%), Vicenza (10,6%), Verona (8,3%), Provincia Autonoma di Trento (7,7%), Provincia Autonoma di Bolzano e Bologna (entrambe con il 6,7%), Bergamo (6,3%), Avellino (5,4%), Brescia (5,3%), Ravenna (5,0%), Modena (4,1%). In 52 delle 110 province italiane nel 2016 la dinamica dell’export di alimentari migliora o è uguale rispetto a quella osservata nel 2015. Nel settore dell’alimentare e bevande quattro addetti su dieci lavorano in una impresa artigiana: nel dettaglio si tratta di 154.904 addetti, pari al 36,4% del totale. Nella Elaborazione Flash “Made in Italy nei settori di MPI nel 2016. Prodotti, mercati e territori” – clicca qui per scaricarla – sono presenti i dati regionali e provinciali delle esportazioni del settore alimentare.

fonte  — http://www.confartigianato.it

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