Reggio Calabria: seconda fase dell’operazione Mandamento, 82 soggetti indagati

Reggio Calabria, 27.07.2017 – Alle prime luci dell’alba di oggi, nelle Provincie di REGGIO CALABRIA, VIBO VALENTIA, MILANO, ANCONA, BOLOGNA e MESSINA, il personale del ROS, del locale Comando Provinciale Carabinieri e del Gruppo Carabinieri di Locri con l’ausilio del personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” ha dato esecuzione ad una Ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, dal Tribunale di Reggio Calabria, a carico di nr. 82 soggetti indagati, a vario titolo, dei delitti di partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni da sparo e da guerra rese clandestine, turbativa d’asta, illecita concorrenza con violenza e minaccia, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e numerosi altri delitti collegati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa.

L’odierno provvedimento cautelare – che costituisce la seconda fase dell’operazione Mandamento avviata il 4 Luglio scorso con l’esecuzione di 116 fermi di indiziato di delitto del PM – scaturisce da specifica istanza dell’Ufficio di Procura che, nel richiedere ex art. 27 cpp la conferma dei provvedimenti cautelari conseguenti all’esecuzione dei fermi, sollecitava l’applicazione di misure restrittive a carico di ulteriori soggetti, inseriti nelle articolazioni territoriali della ‘ndrangheta denominate Locali di Reggio Calabria, Sinopoli, Roghudi, Condofuri, S. Lorenzo, Bova, Melito Porto Salvo, Palizzi, Spropoli, S.Luca, Bovalino, Africo, Ferruzzano, Bianco, Ardore, Platì, Natile di Careri, Cirella di Platì, Locri, Portigliola, Saline, Montebello Jonico e S.Ilario.

Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP quindi, nell’esaminare le richieste avanzate da questo Ufficio e confermando la permanenza in carcere della quasi totalità dei soggetti già arrestati, adottava anche ulteriore e contestuale provvedimento restrittivo che andava a colpire quegli indagati per i quali non si era proceduto al fermo di indiziato di delitto non ricorrendone i requisiti di legge. Quindi, a conclusione di questa prima fase dell’operazione Mandamento, i soggetti sottoposti a cautela ammontano a nr. 102.

La misura cautelare, così come il Provvedimento di fermo del 4 Luglio u.s., costituisce esito di un articolato impegno investigativo coordinato da questa Procura e condotto, in contemporanea, dal ROS, dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e Gruppo di Locri che, in perfetta sinergia, hanno condotto articolate investigazioni su un ampio contesto investigativo di respiro Nazionale che ha permesso di far emergere uno spaccato approfondito e completo delle dinamiche associative delle più importanti strutture territoriali della ‘ndrangheta operanti nei tre Mandamenti in cui è criminalmente divisa la Provincia di Reggio Calabria. Oltre a numerosi Capi ed esponenti di vertice di numerose Locali tra le quali quelle Palizzi, Spropoli, Africo, Bianco, Ferruzzano, Ardore, Natile di Careri, Portigliona e S.Ilario, sono state censite numerose nuove ‘ndrine che esercitano il controllo su porzioni di territorio anche distanti da quello in cui è insediata la Locale sovraordinata. Si fa in particolare riferimento alle ‘ndrine Motticella dipendente dalla Locale di Bruzzano Zeffirio, a quelle di Fossato, Molaro e Masella dipendenti dalla Locale di Montebello Jonico e a quelle di Ardore Marina, Ardore Sopra (Superiore o centro), San Nicola e Schiavo dipendenti dalla Locale di Ardore. Sono state poi ricostruite le attività di concessione di doti e cariche ai vari affiliati. In tale contesto si evidenzia che è stata oggetto di monitoraggio anche il procedimento con cui la ‘ndrangheta attribuisce agli affiliati di rango già elevato la prestigiosa dote del Trequartino.

Tale procedimento, particolarmente significativo nelle dinamiche dell’organizzazione poiché ne fa derivare di fatto la designazione della futura dirigenza, ha visto impegnati gli esponenti di vertice delle più importanti Locali dell’area del mandamento ionico: quelle di Africo, Bovalino, Siderno, San Luca, Platì e Natile Careri.

Sempre sotto il profilo dei meccanismi di funzionamento interni dell’associazione, particolarmente rilevanti sono gli aspetti emersi in ordine alle modalità di gestione delle crisi da parte dell’organizzazione che, al fine di evitare negative conseguenze giudiziarie, si prefigge lo scopo di scongiurare scontri armati al suo interno.

In tale ambito, le indagini hanno consentito di monitorare le interazioni tra gli esponenti delle famiglia mafiose in lizza nonché la costituzione di tavoli di trattative tra le parti in causa e gli emissari designati dell’organizzazione. Oltre a dette situazioni di contrapposizione – che hanno riguardato la ‘ndrina di Masella e le Locali di Montebello Jonico, S.Ilario e Portigliola – è stato possibile monitorare anche le attività di pacificazione della faida che, dal 1967, vedeva coinvolte le cosche Cataldo e Cordì operanti all’interno della Locale di Locri. Conclusivamente, sotto questo profilo, si sottolinea come sia stato dato un ordine certo alla gerarchia dei gradi di ‘ndrangheta detti doti e sia stato ricostruito l’apparato giurisdizionale di cui l’organizzazione si serve per garantire da un lato il rigoroso rispetto delle regole e dall’altro sanzionare chi, da queste regole, devii.

Le indagini hanno, poi, consentito di ricostruire numerosissime attività delittuose dell’organizzazione con particolare riferimento ai condizionamenti/infiltrazioni della pubblica amministrazione, degli appalti e di una pressante e sistematica attività estorsiva in danno degli operatori economici del territorio. A tal proposito si segnalano:

–  le numerose estorsioni realizzate dagli esponenti della Locale di Condofuri, sotto la direzione dei PELLE Gambazza, in danno di vari imprenditori impegnati nei lavori di ammodernamento della tratta ferroviaria ricadente nel territorio della predetta Locale;

–  i condizionamenti esercitati da BARBARO Rosario detto “Rosi”, capo Locale di Platì, sugli operai del “Consorzio di bonifica dell’Alto Jonio Reggino” i quali venivano sistematicamente e indebitamente impiegati per eseguire lavori edili di manutenzione nelle proprietà del citato esponente della ‘ndrangheta, mentre venivano retribuiti dal citato Consorzio, ufficialmente per lo svolgimento di opere di bonifica del territorio;

–  il coinvolgimento di esponenti delle famiglie mafiose PERRE – BARBARO nell’indebita percezione di contributi comunitari all’agricoltura, relativi al periodo 2009 – 2013 e in truffe in danno dell’INPS di Reggio Calabria, realizzate mediante la presentazione di falsa documentazione attestante fittizie assunzioni temporanee di braccianti agricoli, al fine di ottenere il pagamento indebito di contributi previdenziali e di disoccupazione.

Con l’ausilio del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Agroalimentari – Nucleo Antifrodi di Salerno, sono stati documentati numerosi casi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, commessi mediante presentazione di falsa documentazione per il conseguimento di contributi comunitari all’agricoltura erogati dall’ARCEA (Agenzia Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura);

–  la turbativa di numerosi appalti pubblici nel settore delle opere infrastrutturali, indetti dai Comuni di Platì e Careri e dall’Ente Pubblico “Comunità Montana Aspromonte Orientale” di Reggio Calabria, in favore di ditte controllate dalle cosche locali, il tutto secondo logiche spartitorie dettate dagli equilibri mafiosi sul territorio tra le cosche “BARBARO” di Platì, “IETTO – CUA – PIPICELLA” di Natile e “PELLE” di San Luca;

–  le attività di infiltrazione nella zona del Locrese negli appalti pubblici per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia, dell’ostello della gioventù, del centro di solidarietà Santa Marta[1] e di istituti scolastici, nonché nella gestione di terreni pubblici e nell’assegnazione degli alloggi popolari. In merito a quest’ultimo argomento l’indagine ha consentito di accertare le azioni della cosca CATALDO volte a conseguire il controllo di alcuni alloggi popolari in Locri;

L’esecuzione dell’ordinanza cautelare, nel completare la parte operativa dell’operazione Mandamento, ha reso possibile ricondurre ad un quadro omogeneo vicende ed articolazioni solo apparentemente isolate, contestualizzandole all’interno di uno scenario nel quale la ‘ndrangheta si afferma, ulteriormente, quale struttura unitaria, segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice. L’operazione conferma, ancora una volta, come le cosche della provincia di Reggio Calabria, in particolare quelle del versante Jonico, rimangano il centro propulsore delle iniziative dell’intera ‘ndrangheta, cuore e testa dell’organizzazione, nonché principale punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere. Sotto questo aspetto, l’operazione ha senz’altro inflitto un significativo colpo alla ndrangheta, privandola degli esponenti apicali e indebolendo le sue numerose articolazioni territoriali anche grazie al sequestro preventivo di un cospicuo patrimonio – costituito da 13, tra società e imprese, nonché un complesso immobiliare – in corso di valutazione.

[1] Appalto della Diocesi Vescovile di Locri – Gerace, affidataria dei lavori di “realizzazione del centro di solidarietà Santa Marta” per l’importo complessivo di € 1.314.763,96, per i quali le cosche Cataldo e Cordì hanno preteso il pagamento di una tangente.

Comunicato Stampa dei Carabinieri di Reggio Calabria

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