Banche: circa 2 miliardi allo Stato pervenuti da conti dimenticati o dormienti

Si definiscono conti correnti dormienti, i rapporti bancari che prevedono un importo maggiore di 100 euro e sui quali non è avvenuta,per svariati motivi, alcuna movimentazione in un arco temporale di 10 anni. Tutti i conti che prevedono un deposito di denaro possono divenire dormienti: dal libretto di risparmio, al conto corrente sia bancario che postale, dalle obbligazioni ai titoli di Stato, sino alle azioni. Un caso a parte è costituito dagli assegni circolari, che si trasformano in dormienti dopo 3 anni dall’emissione, e le rendite delle polizze, che divengono dormienti dopo 2 anni. Una volta che questi periodi di tempo sono trascorsi, tutte le somme depositate in uno di questi prodotti o strumenti finanziari, vengono trasferite al capitolo 3382 delle entrate del bilancio dello Stato,all’interno di un Fondo costituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, come previsto dalla norma approvata nel 2005 e caldeggiata dal ministro del tempo Giulio Tremonti. Se il titolare di un conto dormiente è deceduto, gli eredi devono comunicare alla banca il proprio diritto a subentrare come titolari del conto, presentando un certificato di morte e i documenti necessari per le pratiche di successione.Se si è titolari di più rapporti dormienti, non è necessario risvegliarli tutti ma soltanto uno. Nel caso si possieda un libretto di risparmio al portatore, conviene contattare la propria banca per sapere se si tratta di un rapporto dormiente e per comunicare la volontà di continuare il rapporto stesso. Lo stesso vale per chi ha investito in titoli a tacito rinnovo o a lunga scadenza. Un controllo ogni tanto non guasta,anche perché il fenomeno non è poi così isolato.”Secondo i dati forniti dal Rendiconto generale dello Stato, dal 2007 ad oggi sono arrivati da rapporti dormienti, dai cd. risparmi “dimenticati” oltre 2 miliardi di euro. Se si guarda soltanto agli ultimi anni, i numeri restano consistenti: 184 milioni nel 2013, 203 nel 2014, 142 nel 2015 e 101 nel 2016″.Trattasi di risorse che teoricamente sarebbero destinate a un fondo ad hoc per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie ma che in pratica, come riporta Repubblica, “sono state oggetto di ripetuti tentativi di saccheggio da parte dei governi”.
La Repubblica cita la storia straordinaria di Antonio F., residente in un comune della provincia di Salerno, che muore diversi anni fa lasciando dimenticato un conto da oltre 41.000 euro. Nessuno, tra i suoi parenti, ha lontanamente idea dell’esistenza di questi soldi. Sono somme che rimangono parcheggiate lì fino a quando lo Stato, il 30 marzo del 2016, le preleva e le trasferisce nelle casse pubbliche.”Perché così dice la legge. Anche se i suoi parenti avrebbero avuto diritto, sempre secondo la legge, a ereditare quella somma. Il punto è che nessuno li ha avvisati,perché nessuno era obbligato a farlo. E anche questo lo dice la legge”.Repubblica ha provato a rintracciare i titolari dei conti, se ancora in vita, o i loro familiari. E ha trovato la conferma di quanto le banche affermano: nessuno li ha cercati. Nessuna delle persone rintracciate ha ricevuto comunicazioni dalla banca, che probabilmente si è limitata ad inviare una raccomandata all’ultimo indirizzo noto”.Qualche somma ,in alcuni casi, è tornata indietro ai legittimi titolari, ai familiari, o ad eventuali eredi attraverso la Consap, la società controllata interamente dal ministero del Tesoro, a cui è stato affidato il compito di gestire i rimborsi di chi ha il diritto di rivendicare le somme andate a finire nelle casse pubbliche, presentando una apposita istanza.

MS

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