Mario Draghi: i giovani vogliono opportunità, non sussidi

 Il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso del suo intervento al Trinity College di Dublino,  fa il punto sullo stato dell’ arte dell’Economia dell’Unione Europea e soprattutto analizza il quadro occupazionale. ll problema della disoccupazione giovanile non va affrontato  solo per questioni di natura economica ma anche per una ragione più fondamentale di giustizia ed equità sociale. Abbiamo visto come in molti paesi il peso della crisi è caduto in maniera sproporzionata sulle spalle dei giovani il che ha lasciato un’eredità di speranze deluse, rabbia e  sfiducia nei valori della nostra società e nell’identità della nostra democrazia».I giovani vogliono opportunità, non sussidi. Alcuni sostengono, che «una più equa distribuzione di reddito e ricchezza è la risposta giusta per riportare entro il patto sociale quelli che hanno perso la battaglia della globalizzazione. Ma questo non può essere abbastanza per i giovani che sono il futuro delle nostre democrazie. Non vogliono vivere di sussidi. Vogliono lavorare e accrescere le opportunità delle loro vite. Oggi, dopo la crisi, i governi sanno come rispondere a questa ricerca e come creare un ambiente in cui le loro speranze possano avere una possibilità di successo. E dovrebbero farlo: per il futuro dei giovani dei loro paesi e anche per la loro democrazia».   In diversi paesi colpiti gravemente dalla recessione come Grecia, Spagna, Italia e Portogallo, è persistente un  alto livello di disoccupazione giovanile. La segmentazione del mercato del lavoro e la scarsa formazione professionale rientrano tra i motivi principali di questa situazione – afferma Draghi . Altri Paesi come Germania e Austria hanno invece messo in campo efficaci programmi di formazione e piani mirati nei confronti dei giovani più svantaggiati”, ha argomentato il presidente della Bce , fornendo il quadro dei dati relativi  alla disoccupazione: ” Nel 2016 era  il 17%  di giovani, di età compresa tra i 20 e i 24 anni , a non studiare, non lavorare, non frequentare corsi di formazione”. “La ripresa economica in atto nell’area dell’euro ha portato a un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, il PIL reale dell’area dell’euro è cresciuto per 17 quarti consecutivi, creando complessivamente oltre 6 milioni di posti di lavoro”, di conseguenza, il tasso di disoccupazione giovanile, dal suo picco nel 2013, è sceso dal 24% a circa il 19% nel 2016, ma è ancora circa 4 punti percentuali superiore a quello dell’ inizio della crisi del 2007″. “Se si vogliono combattere le cause strutturali della disoccupazione giovanile allora le condizioni necessarie per farlo sono date da  un grado uniforme di protezione fra i lavoratori, accordi di lavoro flessibili, programmi di addestramento efficaci, un alto grado di apertura al commercio e sostegno per ridurre il costo sociale della mobilità”.  Ovviamente, il rafforzamento della ripresa nell’Eurozona contribuirà a ridurre l’entità del fenomeno.

MS

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