Fusione Reges – Recasi : la costituenda società sembra avere gambe troppo fragili

“L’approvazione dell’importante delibera ad opera del Consiglio Comunale riguardante la fusione tra Reges e Recasi, che secondo gli scopi dell’amministrazione Falcomatà darà vita alla HERMES s.r.l., assume caratteri controversi e non del tutto chiari quanto alla scelta dello schema societario adottato e alle discrasie tra i contenuti della delibera e le prescrizioni del collegio dei revisori dei conti” . E’ quanto afferma Pasquale Imbalzano, capogruppo di Alternativa Popolare al Comune di Reggio Calabria, che offre una approfondita analisi nel merito di questo importante passaggio amministrativo.  Da un lato, l’esigenza di dare concretezza alle norme della legge n° 190/2014 le quali, fissando l’obbligo di azioni di contenimento della spesa degli enti locali, hanno imposto un processo di razionalizzazione delle società in house providing, il tutto secondo le procedure del nuovo T.U. delle società partecipate (D. Lgs. n. 175/2016), che ha, infatti, prescritto l’obbligo di effettuare questa fusione entro il 30 settembre del 2017, peraltro con la prima nota dolente del mancato rispetto del termine ad opera del civico consesso. Tuttavia, su questo processo sono subito nati dubbi e perplessità circa la volontà dell’Amministrazione di realizzare tale scopo avendo di mira la costituzione di una società a responsabilità limitata (SRL) piuttosto che una società per azioni (SPA), come alternativamente sarebbe stato più logico viste le caratteristiche di Reges e Recasi, sia perché aziende in cui lavorano centinaia di dipendenti, sia per il volume considerevole di servizi che si dovranno alimentare, attesa la volontà politica di consentire l’affidamento di servizi anche da parte di altri enti secondo la proclamata ottica metropolitana . Le ragioni di questa scelta risiedono, infatti, nell’idea di costruire una nuova realtà – HERMES s.r.l. – ove non esisterà una rigida separazione di competenze tra organo amministrativo e socio e, quindi, consentendo a quest’ultimo di potersi ingerire nelle scelte strettamente gestionali compiute dal CDA. L’esatto opposto di ciò che accade nelle società per azioni ove esiste un modello di governance in cui il consiglio di amministrazione agisce con profili di maggiore autonomia e indipendenza, pur sempre nel rispetto degli indirizzi dettati dall’assemblea dei soci.  Pertanto, è chiaro che di fronte alla scelta dello schema della S.R.L. ci ritroveremmo dinnanzi ad un CDA potenzialmente condizionato dall’attività di intrusione della politica, che molte volte -come è purtroppo risaputo – ha prestato il fianco a pratiche clientelari, che hanno causato gravi problemi non facilmente risolvibili. Dunque, non è peregrino il rischio che le scelte di gestione dell’azienda vedranno il preminente interesse al miglioramento dei servizi per i cittadini, nonché all’aumento dei ricavi nella riscossione e nell’evasione tributaria, fortemente affievolito a favore dell’interesse politico elettorale di turno. Nondimeno, e non da ultimo, si è evidenziata un enorme contrasto tra i contenuti della delibera e le valutazioni offerte dal collegio dei revisori relative all’operazione di fusione. Circostanza che stimola un’altra riflessione. Il collegio ha infatti affermato: “…dall’esame del piano industriale non emergono importanti economie di costi, essendo questi per gran parte legati al personale per il quale non si prevedono tagli. I vantaggi dell’operazione di fusione dipendono, più che ad una economicità di costi per ora legata solo alla riduzione dei costi di governance, dalla riorganizzazione dei servizi, dalla formazione del personale ed al miglioramento dell’efficacia ed efficienza dell’attività di riscossione. Nelle previsioni ciò dovrebbe (si usa il condizionale) condurre ad un incremento dei ricavi sia in maniera diretta ed indiretta attraverso l’affidamento di servizi anche da parte di altri enti….”. Quindi sostanzialmente sconfessando l’idea che si realizzino -fin da subito- abbattimenti dei costi di gestione, come in più parti la delibera approvata recita quasi entusiasticamente . Dunque, non è vero che i vantaggi dell’operazione sono legati all’economicità che si genera dalla fusione, ma invece a qualcosa di più futuribile e non scontato negli esiti, cioè la formazione e la riorganizzazione del personale, ed in particolare l’azione di contrasto all’evasione tributaria su cui quest’amministrazione si gioca tutto e che fino ad adesso ha ottenuto timidi e non sufficienti risultati. Senza contare che la Corte dei Conti sarà, da qui a breve, chiamata ad analizzare i caratteri di questa operazione, rispetto a cui attendiamo con vivo interesse le conclusioni cui giungerà, il nervosismo di alcuni colleghi di maggioranza nel corso della riunione della commissione Bilancio ha confermato, semmai ve ne fosse stato bisogno, le nostre ragioni. Ossia che nell’operazione odierna, accanto alle necessità di legge, si apre la strada al soddisfacimento di esigenze di politiche personali al fine del controllo eccessivo su una società che dovrebbe essere invece svincolata da condizionamenti di sorta e i cui unici scopi dovrebbero essere quelli di offrire servizi efficienti ai cittadini, dell’innalzamento del livello di riscossione e del recupero dell’evasione tributaria, quest’ultimo aspetto decisivo per le sorti contabili del nostro Ente e per il futuro della Città.

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