Thor – Ragnarok

Ci ho messo un po’ di tempo prima di recensire il nuovo capito Marvel dedicato all’eroe Thor, forse perché il ‘trauma’ è stato forte. L’ultima volta che mi sono lasciata prendere dall’apatia di un finale strappalacrime, una bambina molto silenziosa dava il suo addio ad un morente Logan. Eppure con Thor abbiamo un effetto apatico differente: lo shock è dovuto ad un cambiamento troppo repentino del ‘sense of humour’ di quello che fino ad ora, assieme a Captain America, era l’avenger più taciturno e privo di umorismo di sempre. Non ci soffermeremo sulla trama, ma – sinteticamente – su quella che il regista, Taika Waititi, ha definito come una sorta di crescita del personaggio. Ma il ‘viaggio dell’eroe’ alla quale non assistiamo (il gap tra l’ultimo episodio degli Avengers e Ragnarok), non giustifica lo stravolgimento del carattere di un personaggio che ormai aveva raggiunto una indissolubile e confermata identità. Thor – Ragnarok schiaccia il protagonista con quel martello che solo chi è degno può impugnare, e questa volta sembrerebbe avere la parte del manico verso Loki, che torna fedele alla prima impronta lasciata su ogni spettatore. Irrilevante la presenza di Cate Blanchet (Hela), che nonostante sia presente per il 50% della pellicola, resta indietro alla Scarlett Johansson e al suo cammeo di 30 secondi. Cattivissima me? Forse… onore al box office e ai suoi 650 milioni di dollari.

 Ilenia Borgia – Critico cinematografico

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