Titoli di coda su una bevanda alcolica cult: bere gin (o altri superalcolici) rende tristi

Uno studio britannico conferma una voce popolare secondo cui rum, gin, vodka e altri spiriti provocano depressione più del vino o della birra

Non è più solo una voce popolare quella secondo cui i superalcolici sarebbero causa di depressione.  Un ampio studio britannico ha dimostrato che bere alcolici cult come il gin, rende tristi. È così che il gin colpisce la nostra mente. Alcuni ricercatori hanno voluto scoprire come le diverse bevande alcoliche influenzano le menti dei consumatori.  È diventato chiaro, per quanto riportato sul British Telegraph, che gli spiriti causano episodi molto più depressivi rispetto a chi assume vino o birra. Il professor Mark Bellis, direttore del Dipartimento di sanità pubblica del Galles, ha dichiarato al giornale: “Per secoli, la storia di rum, gin, vodka e altri spiriti è stata tragica ed è vero che sono più associati alle lacrime […] Mentre crescenti livelli di alcol riducono la capacità del cervello di sopprimere le emozioni impulsive o valutare le conseguenze della loro vita”.  Soprattutto il gin è spesso associato alla provocazione di esplosioni emotive.  Nel XVII secolo, in Inghilterra la bevanda era addirittura chiamata “la rovina della madre”. Dopo che il governo aveva autorizzato la produzione di gin senza licenza, sono sorte migliaia di distillerie e la bevanda economica è stata consumata in grandi quantità, soprattutto dalle donne povere.  È stato quindi accusato di infertilità e presumibilmente ha causato un declino nella popolazione di Londra. Non c’è, quindi, da stupirsi che il gin sia associato alle lacrime. E se lo dicono dalla patria di questo superalcolico si tratta, quindi, di un’ulteriore conferma – rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” associazione che tra le sue molteplici attività si batte contro la diffusione e l’abuso di alcolici – che bere alcol fa male e provoca conseguenze dannose per la salute e per la nostra psiche.

CS “Sportello dei Diritti”

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