Alla Galleria Bianconi di Milano, la mostra “Mishka Henner – Davide Tranchina: Free Fall”

Si inaugura venerdì 23 marzo alle ore 18 alla Galleria Bianconi di Milano la mostra “Mishka Henner – Davide Tranchina: Free Fall”, doppia personale dedicata a due protagonisti della fotografia contemporanea. Curata da Walter Guadagnini, la mostra presenta lavori inediti dei due autori, in dialogo tra loro: Mishka Henner espone la serie chiamata “Turbines”, dedicata alla presenza e reinterpretazione di nuovi elementi nel panorama contemporaneo come i parchi eolici. “Turbines” continua l’esplorazione di Henner su come l’industria abbia modellato il paesaggio americano: “Solo dallo spazio”, ha detto Henner, “si può davvero apprezzare l’enorme portata di queste operazioni. Viviamo in un’epoca in cui invece di inviare sonde ad altri pianeti , le abbiamo dirette verso la Terra, i risultati offrono prospettive uniche sui nostri desideri collettivi, i comportamenti e le loro conseguenze sulla terra “. In questa ultima serie, l’attenzione di Henner si rivolge ai parchi eolici negli Stati Uniti. Queste strutture, posizionate in base ai modelli di vento prevalenti, rappresentano solo il 5% di tutta l’elettricità prodotta negli Stati Uniti. Tuttavia, le aree di superficie di cui hanno bisogno sono vaste, spesso finiscono per violare i diritti sul territorio delle popolazioni locali o colpendo gli habitat delle specie locali di uccelli e pipistrelli. “Nonostante tutti i problemi e le denunce contro i parchi eolici”, afferma Henner, “considero che la turbina e la sua elica siano un bel panorama, un pinnacolo di ingegneria del design che sfrutta una risorsa invisibile ma costante. “Al contario nel ciclo “The Persistent Gaze” esposto da Davide Tranchina il tentativo è quello di annullare ogni movimento dello sguardo, affinché la ripetizione ossessiva dell’inquadratura induca l’osservatore a concentrarsi sugli innumerevoli cambiamenti di un soggetto in continuo divenire come l’orizzonte. La finestra diviene un dispositivo per riflettere sulla luce, e quindi sulla molecola stessa della fotografia, come dice Tranchina “La fotografia stessa è una finestra sulla realtà. Immortalare una finestra è riflettere sulla fotografia”. Accanto a questo lavoro Tranchina espone, in gioco di rimandi fra realtà ed illusione, le polaroid del ciclo “Apparent Horizons” in cui gli orizzonti percebili e percepiti sono in realtà orizzonti simulati. L’orizzonte fisso tipico della cultura rinascimentale, la cui espressione è la prospettiva, si rivela dunque essere un’illusione del controllo dell’uomo sul mondo: l’orizzonte contemporaneo scompare , o meglio si trasforma in un orizzonte irraggiungibile, mobile, in continuo mutamento.

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