Da Israele “migranti” africani trasferiti anche in Italia

Israele 17:25 – Una nuova via di immigrazione, ma questa volta controllata e certificata da Israele porterà “migranti” africani nel nostro paese. Questa è la diretta conseguenza che porta con sé l’ultimo accordo che Benjamin Netanyahu ha raggiunto con l’Onu allo scopo di annullare il controverso piano di espulsioni. L’accordo consente la partenza di almeno 16.250 africani verso l’Occidente (6mila nel primo anno), mentre lo Stato Ebraico stabilirà lo status di coloro che rimangono sul posto. Il 3 gennaio Netanyahu aveva annunciato un programma in base al quale circa 38mila migranti entrati illegalmente in Israele, perlopiù eritrei e sudanesi, avrebbero dovuto lasciare il Paese e, in caso di rifiuto, avrebbero rischiato il carcere. Dal 4 febbraio le autorità avevano cominciato a notificare ai profughi, tramite lettere, che avevano tempo fino alla fine di marzo per lasciare volontariamente lo Stato Ebraico. Dal momento che Israele riconosceva tacitamente che era troppo pericoloso rimpatriare sudanesi ed eritrei nei loro Paesi di origine, aveva offerto di ricollocarli in altri Paesi africani, come Ruanda e Uganda. Da rammentare che secondo il Ministero dell’Interno israeliano attualmente vivono nel paese circa 42mila migranti, la metà dei quali bambini, donne o uomini con famiglie, che non rischiano però rimpatri a breve. Naturalmente questo piano, basato sulla “forza” e sulla coerenza di idee del Presidente israeliano, il quale non definisce i “migranti” con tale aggettivo ma come “infiltrati illegali”  aveva attirato le “critiche” dell’ dell’Unhcr, come pure degli attivisti per i diritti umani. Quindi, l’Onu ha pensato di salvare “capra e cavoli” siglando questo accordo (TgCom24). Verrà da pensare se le nazioni interessate, in specialmodo il nostro paese, siano ufficialmente al corrente o meno dell’accordo e si spera che alla fin della fiera il nostro paese non diventi il ” Refugium peccatorum” di tutti i cosiddetti “migranti” dato che a prima vista sia proprio così.

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About the Author: Carlo Viscardi