MNS (RC): il Consiglio Regionale e le manovre di scippo

Si fanno sempre più insistenti alcuni passaggi registrati negli ultimi tempi su vari tabloid locali e nazionali, relativi alla ventilata ipotesi di spostare la sede del Consiglio Regionale della Calabria da Reggio a Catanzaro. La bislacca tesi, sostenuta dalla solita speculare necessità di spending review, segue il copione strategico di accennare ad una “proposta indecente” in prima battuta, ma che si legittima pian piano attraverso una programmata condivisione. Le ultime uscite pubbliche si riscontrano in un articolo di Gazzetta del Sud di poche settimane fa che annuncia l’acquisto di arredi per allestire locali presso la Cittadella di Germaneto, utili ad ospitare “gli uffici del Consiglio Regionale”, nonchè nell’intervento dei vari ospiti presenti alla trasmissione televisiva “Non è l’arena” di Giletti andata in onda domenica scorsa. La voce inizia a farsi più frequente e ripetitiva, ma non è del tutto nuova. Anche nel passato abbiamo assistito ad iniziative volte ad auspicare una riunione degli organi politici dell’Ente, ma a quel tempo chi  rappresentava la città fu ben attento e determinato a stoppare ogni tentativo di dare vita a siffatto sciagurato progetto. Purtroppo, la storia di Reggio ci insegna che la debolezza della politica e la sua corruzione identitaria sono state l’unica causa che ha consentito scippi e spoliazioni, a partire da quelle insanguinate giornate del 1970 per arrivare ad oggi. Ai vari protagonisti intervenuti a sollevare strumentalmente il problema va ricordato che esiste sui libri di storia una vicenda fatta di grandi contenuti politici e umani, territoriali e di sviluppo economico, che vanno bel oltre il campanilismo, ridicolizzata e banalizzata da ultimo da Sergio Rizzo accomodato nel salotto di Giletti, e che hanno trovato unanime riconoscimento nella storiografia ufficiale italiana. Ritirare fuori questa questione riducendola a mero motivo di risparmio economico costituisce non solo limitata e riduttiva visione della storia, ma soprattutto umiliante opera esegetica, mortificante ottica in chiave di ridimensionamento di un territorio e di una comunità. Il silenzio dei politici reggini è forse l’aspetto più preoccupante. Che nessuno abbia sentito il bisogno ed il dovere morale e politico di indirizzare con un intervento un chiaro messaggio di riscontro e opposizione ferma a qualsivoglia tentativo di far passare per buona e fattibile l’idea di privare Reggio di questo seppur minimo riconoscimento istituzionale è cosa che non ha facile spiegazione. Per questi motivi si auspica e si invita il Presidente del Consiglio Regionale, il reggino Nicola Irto, ad occuparsi formalmente della vicenda, rivolgendo a chi ha in mente questa malsana idea una categorica e motivata replica di disapprovazione. Il Movimento Nazionale per la Sovranità non esercita una lotta di “pennacchio”, come qualche faziosa interpretazione ha provato a catalogare; si batte per i diritti della collettività, per gli interessi economici e di crescita del nostro oltraggiato territorio e chiederà che una sua delegazione venga ricevuta proprio dal Presidente Irto nei prossimi giorni, per interloquire in merito alla paventata congettura.

Ernesto Siclari                                                                                                                                                     Franco Germanò

Commissario Provinciale MNS                                                                                                       Commissario Cittadino MNS

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