BCE: stop ad aiuti da gennaio 2019

Con alleggerimento quantitativo, o anche facilitazione quantitativa –  termine sovente indicato con la locuzione inglese quantitative easing (o QE) – si designa una delle modalità non convenzionali con la quale una banca centrale interviene sul sistema finanziario ed economico di un paese, per aumentare la moneta in circolazione,facendo scendere il costo del debito degli stati e i tassi di interesse, rilanciando il mercato del credito da parte di famiglie e imprese  e fermando il calo dei prezzi al consumo (deflazione).Il presidente della Bce Mario Draghi ha commentato l’evoluzione politica italiana  degli acquisti di titoli fatti attraverso il quantitative easing  che saranno dimezzati da 30 a 15 miliardi nei  mesi intercorrenti da ottobre a dicembre.Poi saranno azzerati  del tutto da gennaio 2019.

“L’euro è irreversibile“, ha ribadito Draghi. “E’ irreversibile perché è forte, perché la gente lo vuole e perché non porterebbe benefici a nessuno metterne in discussione l’esistenza”. “Può solo fare danni“, ha sottolineato l’ex governatore di Bankitalia, spiegando che la sua osservazione “vale in entrambi i sensi”, e cioè sia nei confronti di movimenti euroscettici dilaganti in Italia , che del dibattito aperto in Germania dall’economista Clement Fuest.

  Come da attese, l’Eurotower ha annunciato i tempi di uscita dal piano straordinario di stimolo  lanciato nel marzo 2015, grazie al quale la spesa per interessi sul debito pubblico sostenuta dall’Italia è calata di diversi miliardi di euro l’anno. La decisione è stata unanime.  L’analisi fatta dal governing board ha concluso che c’è stato un “sostanziale progresso”sul fronte di un aumento dell’inflazione attestatasi verso livelli vicini al 2%  e che c’è “terreno per essere fiduciosi che questa evoluzione continuerà nel periodo futuro”. L’Eurotower è comunque “pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria” se ciò fosse necessario per assicurare un livello sufficiente di stimolo monetario.  E Francoforte continuerà a reinvestire il capitale dei bond acquistati che giungono a scadenza “e in ogni caso per tutto il tempo necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. Per quanto riguarda i tassi di interesse, il direttivo della Bce ha indicato che “si aspetta restino ai livelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso per il tempo necessario a garantire che l’evoluzione dell’inflazione rimanga allineata alle attuali aspettative”. Il percorso tuttavia è tracciato. Nell’arco di qualche anno, forse addirittura di qualche mese, sparirà l’anomalia dei tassi di interesse negativi sulle emissioni dei titoli pubblici e l’investimento in titoli a reddito fisso tornerà ad essere proficuo. Finiranno quindi le distorsioni che hanno attirato molte critiche sulla politica di Qe a cominciare da una inadeguata compensazione del rischio (ad attività più rischiose deve sempre corrispondere un rendimento più elevato). Anche il risparmio di lungo periodo e previdenziale tornerà ad essere remunerato. Il processo di aumento dei tassi di interesse sarà però molto lento e graduale. Di conseguenza non ci saranno conseguenze immediate sulle rate dei mutui. Chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso non ha nulla da temere dalla fine del Qe perché l’importo della rata e il tasso sono «inchiodati» per tutta la durata del contratto. Ma i tassi  saranno inevitabilmente più alti per  chi accenderà  nuovi mutui a tasso fisso. Probabilmente questo fenomeno  di rincaro comincerà a manifestarsi da settembre in poi.

MS

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