Albinismo: giornata internazionale di sensibilizzazione a Dakar

Nella capitale del Senegal si è parlato di come sconfiggere una delle peggiori discriminazioni fondata solo su false credenze

21 giugno 2018 – Lo scorso 13 giugno presso il centro culturale Douta Seck di Dakar, in Senegal, in una conferenza di valenza internazionale si è discusso su un tema che dovrebbe apparirebbe assurdo nella nostra epoca, ma che ancora risulta del tutto attuale: la discriminazione degli albini. Una odiosa prassi che continua a perpetuarsi in particolare in Africa, fondata esclusivamente su false credenze ancestrali. La diversità, infatti, è da sempre motivo di segregazione e persecuzione, ma per la comunità albina, in alcuni zone di paesi come la Tanzania o comunque la macroregione dei Grandi Laghi, dove le antiche credenze sciamaniche sono a volte più radicate delle spiegazioni mediche, è quasi un fatto culturale. È inoltre opinione diffusa che la nascita di un bambino albino sia dovuta al tradimento della madre con un uomo bianco o alla reincarnazione degli antichi coloni europei. Le persone con questa rara malattia ereditaria, che causa una mancanza di pigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi, sono vittime di discriminazione in molte zone del continente culla dell’umanità, dove sono vittime di violenza e talvolta uccise: parti dei loro corpi sono usate nei rituali per propiziarsi la fortuna. Dal 2000 a oggi, oltre 75 albini risulterebbero essere uccisi nella sola Tanzania. Sono circa 17mila gli albini della Tanzania, e a causa degli atti di violenza, molti di loro vivono protetti dal governo. È nel nord del Paese che si concentrano i maggiori attacchi, soprattutto ai danni dei minori. Le diverse parti del corpo vengono perlopiù utilizzate per riti di stregoneria tribale. C’è chi pensa che ingerire pozioni contenenti parti del corpo di un albino possa portare ricchezza. Tra le credenze più diffuse c’è quella secondo cui avere rapporti sessuali con una donna albina può guarire dall’Aids. Dal 2000 a oggi sono 75 le persone uccise. Per un pezzo del corpo di un albino c’è chi arriva a spendere 80mila dollari. Si tratta di un problema, che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene utile portare nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica per sensibilizzare tutti coloro che anche in Europa continuano a discriminare gli albini, tenuto conto anche dell’inevitabile esportazione di credenze popolari connessa ai fenomeni migratori dalle zone dell’Africa in cui la segregazione assume una valenza culturale e che può e dev’essere sconfitta.

C.S. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”

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