“Cara Soprintendenza per favore seppellisci tutto…”

“Cara Soprintendenza per favore seppellisci tutto ….” questo dovrebbe essere l’urlo dell’intera cittadinanza. Invece si resta sconcertati di fronte a un procedimento necessario e utile per la salvaguardia del patrimonio archeologico emerso, più di due anni fa a piazza Garibaldi, durante i lavori per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo. Lavori, grazie ai quali è stato riportato alla luce un impianto databile al I secolo d. C., con l’ipotesi che si tratti di una tomba romana. La scelta di ricoprire gli scavi, dettata dalla impellente necessità di salvaguardarli dall’incuria e dall’abbandono, mette ancora più in risalto l’incapacità, da parte dell’amministrazione comunale, di procedere progettualmente, nei termini concordati con la stessa Soprintendenza archeologica, Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Reggio Calabria e Provincia di Vibo Valentia. Sarebbe stato opportuno, infatti, avviare un urgente programma di valorizzazione del sito, una possibile variante in corso d’opera o un intervento all’altezza della straordinaria valenza archeologica della scoperta. Invece urgente è diventata la decisione di seppellire tutto. Ma non bisogna fermarsi al sito in questione per comprendere che verso le aree archeologiche della città, restituite grazie agli scavi effettuati dal XVI al XXI secolo, non c’è alcun interesse e infatti è sufficiente fare una visita ai siti più conosciuti della Città, senza spingersi troppo oltre i limiti del centro storico, per scoprire come stanno realmente le cose. Reggio Calabria gode di 74 aree archeologiche e 203 siti (Carta Archeologica della Città di Reggio Calabria), che testimoniano la storia della città, tutti facilmente fruibili, i quali potrebbero efficacemente essere messi in rete con il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia.

Tra quelli più conosciuti:

  • il tratto di Mura Greche sul lungomare (IV secolo a.C.),
  • il tratto di Mura della Collina degli Angeli (IV secolo a.C.)
  • il tratto di Mura del Parco Archeologico Trabocchetto (IV secolo a.C.).
  • le Terme Romane sul lungomare (I secolo d.C.).
  • l’impianto ipogeo di Piazza Italia (dal VII secolo a.C. fino ai primi del XIX secolo d.C.).
  • l’area sacra del Parco Archeologico Griso-LaBoccetta in via del Torrione (VI sec. a.C.).
  • la Tomba Ellenistica in via Demetrio Tripepi (III-II secolo a.C).
  • l’Odeion in via XXIV maggio (IV – III secolo a.C).

Ebbene in una domenica di fine luglio, lo spettacolo che si presenta al turista è raccapricciante per l’indescrivibile stato di degrado e abbandono in cui questi giacciono. Tutti le aree chiuse con catene e lucchetto, invase dalle erbacce e nei casi di via Tripepi e il Parco del Trabocchetto c’è tanta di quell’immondizia da non poter neanche raggiungere l’accesso al sito. Così mentre ci si allarma per la decisione di ricoprire il recente ritrovamento di piazza Garibaldi, si ignora lo stato in cui versano le altre aree di grande interesse storico e culturale. Reggio Calabria, oltre ad essere una città a vocazione turistica balneare, potrebbe essere a tutti gli effetti una città d’arte, ma qui si continua a esporre sui lidi la bandiera rossa per il divieto di balneazione e a ignorare un patrimonio storico culturale unico al mondo, destinato a restare sconosciuto, sotto le macerie di una città che non esiste. Constatato che la sepoltura dei siti è l’unico modo per dare loro un po’ di dignità, allora sarebbe il caso che si decidesse di riseppellire tutta la nostra storia in modo che rimanga intatto il patrimonio da destinare a chi abiterà questi luoghi dopo di noi……. nella speranza che almeno loro sappiano farne buon uso.

Antonella Postorino

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