Appunti di una notte solo mia

Stanotte scrivo di quanto meraviglioso possa risultare l’osservare le persone, in fondo è soltanto vita che ci circonda. Ogni essere che “scrutiamo” è una storia diversa, una vita diversa, emozioni variegate da carpire e fare nostre. Una volta era quasi un mio personale bisogno che avevo per arricchire le mie giornate ed era comunque il mio “gioco” preferito in assoluto, come quando ho osservato un’anziana signora con le buste in mano, cercando nel mio immaginario di rendere la sua vita più interessante di quella che magari poteva essere, probabilmente a un’attenta osservazione, aveva pure il broncio, ma le sue rughe sapevano di vita. Io penso che molti come me, senza neanche accorgersene o sapere, abbiano il dono di leggere gli sguardi, di riuscire così a distinguere un’espressione stanca da una triste ed arrivare perfino a scorgere addirittura sguardi felici, ma quello di quella precisa anziana signora, aveva lo sguardo di chi era tanto sola, che mi è rimasta più di ogni altro, nel cuore. Forse mi ci sono anche ritrovato in quegli occhi che cambiarono quella mia particolare giornata grazie o a causa di quella sua espressione che ho ancora impresso nella mia mente. E’ il difficile concetto di capire quanto può essere affascinante fantasticare volgendo lo sguardo agli altri daldi fuori,con il solo cosciente rischio da correre che è quello di rimanere imprigionati in quelle storie di vita che ci scorrono davanti agli occhi. A volte si corre il pericolo di essere da loro imprigionati, così facendo però avremo sempre in cambio il dono di vedere qualcosa che può essere riportato in lettere solo come fosse il semplice riflesso della nostra stessa vita. Mi chiedo sempre chissà cosa raccontano invece miei occhi scrutati dagli altri e se probabilmente altri abbiano fatto lo stesso “gioco” con il mio sguardo. Io con me stesso non l’ho mai fatto, eppure basterebbe semplicemente mettersi davanti al proprio specchio, guardarsi profondamente per sentire cosa pensiamo in quel preciso istante di noi stessi. Sembrerebbero righe trascritte da un folle furioso, ma solo così facendo si può a volte rimanere sconvolti per quella contrastante sensazione che in un attimo di vita ognuno di noi si è visto almeno una volta come nel dover navigare in mari, non proprio sereni, dove la nostra barca di “carta” ci appare come pronta ad affrontare la più alta delle onde per poi calare a picco. È forse proprio in quel preciso momento che iniziamo a “osservare” il mondo che ci circonda in un modo diverso.  Forse solo superando l’onda anomala che in ogni vita ci si trova ad affrontare, iniziamo con più attenzione ad ascoltare il silenzio a volte assordante che sta dentro di ognuno di noi, dove le persone ci appariranno meno interessanti perché tutte uguali, come se il mondo fosse improvvisamente privato del sole da quella “famosa realtà” che forse è la causa di quella sensazione di contraddizione che abbiamo intrinseca e che ci porta a mettere continuamente in discussione lo stesso concetto di vita. E’ forse così che iniziamo a chiederci cosa vogliamo realmente dalla vita, l’omologazione e perciò l’appiattimento della nostra stessa personalità  o la vera libertà di poter essere. Essere davvero una macchina, o scoprire realmente cosa sia in modo soggettivo il concetto stesso di felicità. E’ a questo bivio che dobbiamo scegliere dove dirigersi. Forse è meglio andare lungo quella strada che ci porta in quel raffigurato deserto nostro personale, dove nel suo silenzio si nascondono forme di vita che molti neanche osano immaginare, e dove quasi per magia, risuona spesso quella voce che ci porta comunque a sorridere nel convincimento che in fondo, quel che conta è l’unicità dell’essere e non una vita priva di anima da mettere alla mercé del primo acquirente facoltoso. [ … La vita non è esibire ciò che può essere donare un corpo come prezzo da pagare per un “servizio” prestato, ma è soltanto il semplice è fantastico potersi sentire “comodo” in compagnia di chi ha lo stesso respiro dal fiato corto e sincronizzato. Questo mi ha fatto capire che l’osservare il mondo è da sempre la vera e viva Università della vita ].

Gattuso Maurizio.

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