Una società malata di “Saudade”

La mia riflessione oggi parte nel leggere che molta più gente sente sempre più forte dentro di se il rimpianto di ciò che è passato.

Quello che è semplicemente uno dei tanti sentimenti umani non è altro che il confronto tra le cose di ieri e cose o vissuto improponibili se solo si pensa di voler fare per naturale nostalgia una sorta di salto nel tempo. Mi sento quindi obbligato a porre l’accento che il rapporto tra gli uomini e le cose ha come vincitore sempre il presente sul passato quindi rilevarlo, è per chi scrive un obbligo da cui non poter trascendere.

Quindi per questo è imperativo affermare che la nostalgia non può neanche motivare la politica, perché alla politica si addice il presente che si volge al futuro e non il sentimento doloroso del passato che spesso muta in una sorta di risentimento. Per tutto ciò è opportuno rilevare che in politica oggi più che mai vale la tradizione come senso di continuità, di origine, di provenienza al fine di ottenere ciò che è vivo dentro di ognuno di noi, che non è luttuoso rimpianto di quel che non c’è più, perché la nostra memoria, essendo si selettiva per natura, del passato ricorda sempre i punti alti e mai i punti bassi o le mediocrità.

Quindi la nostalgia è da vivere come un sentimento magnifico per l’anima, un senso di delicatezza, di struggente ricordo che vive nella sfera affettiva di ciascuno di noi ma se rapportato col mondo ci incanta forse con attimi di vita che se spulciati possono anche sembrarci puerili, ma sono sempre momenti veri e sentiti. Perciò m’invito e invito chi legge a coltivare pure la nostalgia come fosse un magnifico esercizio dell’anima, ma mai confinarlo in steccati fatti di sterili e inutili rimpianti che purtroppo l’epoca attuale e la società che stiamo vivendo ci porta a vivere come un “semplice posto” in cui abitare giornate sempre più strutturate per essere omologate.

Ritroviamo al più presto piuttosto nostalgia dell’avvenire, di quel futuro che è sparito da quando domina un’altra vera egemonia rappresentata dalla sciocca dittatura del momentaneo e del banale perché la nostalgia va vissuta come amore dell’origine e passione del ritorno ma mai come rimpianto del tempo trascorso, o peggio ancora delle cose di ieri.

Gattuso Maurizio Domenico

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