A Milano Art Week 2019, l’energia creativa dell’artista Gioia di Girolamo 

In occasione di Milano Art Week, dal 5 al 7 Aprile  2019,  la Galleria Bianconi dà vita ad un momento esclusivo, visibile solo su appuntamento, in cui lo slancio di rinnovamento progettuale  della galleria, che si riflette anche sui suoi spazi in work in progress. A questo si unisce l’energia creativa della giovane artista Gioia di Girolamo (Pescara 1984), invitata da Los Angeles a realizzare questo speciale progetto dal titolo “The Mating Season of Frenzy Breeze. Prologue“ curato da Andrea Lacarpia, che anticipa, senza però svelare, la grande personale dell’artista in programma per il mese di maggio.  Le attuali trasformazioni nelle modalità di percepire il corpo e gli affetti, in un mondo sempre più connotato dalla pervasività della tecnologia e della comunicazione digitale, sono il focus intorno al quale si sviluppa la ricerca di Gioia Di Girolamo. Unendo diversi mezzi, tra i quali il video, la scultura e la pittura, e con un’attitudine sperimentale nell’utilizzo dei materiali, le opere e le installazioni di Gioia Di Girolamo sono configurate in modo da attivare esperienze sensoriali che rimandano ad una fisicità impalpabile, in grado di stimolare una sensibilità insieme tattile ed evanescente. Si genera così una realtà inafferrabile, in cui l’unità di corpo e individuo si dissolve generando diverse identità senza peso. Materiali come argilla modellata, felpe, tessuti semitrasparenti, pittura ad olio, pigmenti, smalti per unghie, colla vinilica, silicone e ammorbidente, vanno a formare un microcosmo di forme in cui la dimensione biologica, sia quella elementare delle cellule e dei microrganismi che quella complessa del corpo umano, si fa eterea e dominata dalle tonalità pastello. I limiti della trascendenza spinta all’eccesso dall’utilizzo della tecnologia e il ruolo del corpo in tale processo, tra permanenza e abbandono, sono sondati da Gioia Di Girolamo come elementi fondamentali per la comprensione di una contemporaneità in cui la tecnica trasforma l’uomo ibridando gli opposti in forme postumane. Per l’evento alla Galleria Bianconi l’artista trasforma lo spazio espositivo in divenire nella rappresentazione della condizione esistenziale di un personaggio immaginario, chiamato Frenzy Breeze, che trova appagamento affettivo solo attraverso internet, restando isolata in un mondo digitale dai rapporti solo fittizi. La solitudine di Frenzy Breeze è metafora di una contemporaneità in cui la dimensione fisica è sostituita da immagini e narrazioni facilmente reperibili online, surrogati che procurano appagamento sensoriale sostituendosi all’esperienza reale. Fenomeni di dipendenza da internet assumono oggi una portata sempre maggiore, contemporaneamente alla diffusione dei social media e di contenuti che forniscono esperienze sensoriali attraverso stimoli virtuali. La necessità di comunicare con gli altri, di creare rapporti affettivi e di aumentare l’autostima, nell’eccessivo utilizzo di modalità virtuali può assumere connotati grotteschi e paradossali, esprimendo inquietudine dietro l’apparenza più dolce e ovattata. Gioia Di Girolamo elabora con sarcasmo le ambiguità dell’immaginario web orientato alla soddisfazione del desiderio, dalle chat per incontri ai video di ASMR che procurano piacere e rilassamento attraverso particolari stimoli sonori, mostrandone le criticità per raccontare il presente nelle sue contraddizioni. Il colore dell’epidermide, sottile membrana tra il corpo e il mondo esterno, invade lo spazio tingendo di luce rosa l’ambiente, come se il corpo si fosse svuotato dal contenuto fisico per divenire una pelle che pervade l’ambiente. Privata di una corporeità concreta, la dimensione tattile assume una valenza spirituale, in cui si trascende la realtà in favore di un mondo magico. Oltre alla pelle, altro spazio intersiziale è la testa, che è parte del corpo ed insieme strumento della mente, unendo la percezione fisica alla dimensione astratta e dello spirito. Nell’installazione, Frenzy Breeze è presentata come un corpo svuotato e destrutturato, con l’epidermide che, separata dal corpo come nella muta di un rettile, diviene contenitore per una moltitudine di piccole teste sferiche che strabordano disperdendosi nello spazio, suggerendo sia la proliferazione cellulare sia il moltiplicarsi delle identità nel web. La pelle è associata ad un’idea di identità virtuale che può essere cambiata come un vestito, in questo caso un indumento per triathlon stampato con la texture della pelle e trasformato in una sacca per le teste, modellate con dei lineamenti essenziali che le rende simili ad ancestrali raffigurazioni di idoli, o figure aliene dall’espressione dolce e sognante, in cui il terzo occhio posto nella fronte rende percepibile il volto anche se sottosopra. L’individualità diviene frammentata come tanti pixel che possono assumere ogni forma rotolando su se stessi, e l’identità virtuale è un abito che può contenere più persone connesse allo stesso avatar. Intorno diversi video, realizzati da Gioia Di Girolamo riprendendo lo stile dei filmati di autoguarigione reperibili su youtube, vanno a formare l’ambiente in cui Frenzy Breeze si isola, una sorta di terrario o biosfera che si autoalimenta senza alcun contatto reale con l’esterno, in un circolo continuo di appagamento di desideri alimentati artificialmente.

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