Misefari: Nuovo colpo alla sanità reggina

La chiusura dell’unico laboratorio di analisi dell’ASP sul territorio reggino dimostra, ancora una volta, come la gestione commissariale delle Aziende Sanitarie nella nostra regione sia un completo fallimento. In un territorio in cui tutte le strutture, pubbliche e private, per motivi diversi, sono in gravi difficoltà, si continua a ridurre il personale senza rendersi conto che, nel caso del laboratorio dell’ASP, togliendo l’unico tecnico in servizio, si va contro la norma che prevede per un laboratorio accreditato la presenza di almeno un tecnico costringendo il responsabile del laboratorio a sospendere ogni attività. E’ bene ricordare che questo presidio accoglie centinaia di pazienti al giorno ed inoltre svolge attività per altre istituzioni come il Carcere di Arghillà, il SERT e per la medicina legale. Dove verranno dirottati questi pazienti? Se si considera che anche le strutture private, che danno un grosso contributo affinché i pazienti reggini possano godere del diritto alla salute, sono in grave difficoltà per la notevole riduzione del budget e difficilmente potranno assorbire centinaia di pazienti, l’unica alternativa rimane il laboratorio dell’Ospedale Metropolitano. Ma un laboratorio ospedaliero, per definizione, dovrebbe svolge la propria attività per i pazienti ricoverati e per coloro che dopo la dimissione devono effettuare esami di controllo. D’altra parte dirottare altre centinaia di pazienti in ospedale significherebbe aggravare ulteriormente una situazione già difficile per la carenza di personale.

Una situazione, quindi, che non trova soluzione considerato anche che il Decreto Calabria sulla Sanità blocca le assunzioni, salvo per i servizi di emergenza-urgenza, senza considerare che in tanti altri servizi ospedalieri si lavora giornalmente per salvare vite umane. Da oltre 10 anni i Commissari di Governo per la Sanità, che hanno sempre avuto l’obiettivo di ripianare il debito e non quello di assicurare ai cittadini calabresi quel diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione, non solo non hanno raggiunto l’obiettivo di ripianare ed hanno fatto aumentare il debito, ma hanno reso i cittadini calabresi cittadini di serie B di fronte ai problemi della salute. Invece di avere il risparmio come obiettivo, i commissari dovrebbero chiedere al governo di azzerare il debito, adeguare il personale delle strutture sanitarie pubbliche, dotare tutti i servizi sanitari di tecnologie moderne ed efficienti, consentire alle strutture private di collaborare efficacemente con quelle pubbliche per evitare quella migrazione sanitaria che ogni anno costa ai calabresi circa 320 milioni di euro. Il controllo sull’operato dei Direttori Generali ogni sei mesi consentirebbe poi di garantire che essi svolgano al meglio il loro lavoro, pena la loro decadenza.

Il Consigliere Delegato alla Sanità

Dr. Valerio Misefari

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