Edge of Tomorrow – Senza Domani

Capita molto frequentemente di guardare un trailer in tv e di decidere a priori quale, tra i film presentati, merita d’esser visto e quale no. Capita anche di vedere – qualche giorno, mese, anno, tempo fa? –  il promo di Edge of Tomorrow e ricordo di averlo inserito tra i film scartati di quella stagione cinematografica. Il solito film sugli alieni, la solita invasione, il solito Tom FacciotuttoIo SalvotuttiIo Cruise, pensavo. Ieri, costretta dalla mia unità familiare, l’ho visto. Inizialmente, ed è strano che io lo dica, i primi cinque/sette minuti non ho prestato attenzione a nulla: vedevo solo un incipit apocalittico stile World War Z, dove i TG di tutto il mondo lanciano informazioni a proposito di un’invasione (per fortuna niente zombie questa volta!).

Breaking news dove viene annunciato l’arrivo degli alieni; vinciamo noi, vincono loro… non si sa, restano soltanto le consuete presentazioni narrative tramite escamotages descrittivi. Poi arriva il bel Tom-Tom, che guida una campagna di marketing legata alla propaganda del ‘vendiamo la vittoria’ grazie alle nostre armature super ultra arci teconologiche. Lui, di salvare il mondo non ne vuole sapere. Lui.

Okay, non ci ho capito nulla, come una alunna tra i banchi di scuola, alzo la mano e chiedo: <<Potremmo rimettere il film dall’inizio?>>. Mai gesto come questo fu più premonitore. Questa volta si fa sul serio: il film ricomincia e tutto ha già un altro senso.

Bisogna dire che Edge of Tomorrow poggia su una grande garanzia fumettistica, ovvero, è un film tratto dalla graphic novel giapponese di Hiroshi Sakurazaka, dal titolo “All you need is kill”. Si sa, i giapponesi difficilmente deludono le aspettative e – solitamente – neppure la Warner Bros, che in questo caso si affida alla regia di Doug Liman. Nonostante queste premesse, per tutta la durata del film non ho potuto fare a meno di notare le molteplici somiglianze con altri capolavori hollywoodiani. Forse è il caso di resettare nuovamente e ricominciare.

Foto di MasterTux da Pixabay

La trama: il mondo viene invaso dagli extraterrestri (tanti Alien robotici con tanti tentacoli ed una bocca da fare invidia ad una fornace), la Terra è stata presa di mira (quando mai). La situazione è critica, serve l’aiuto dell’ufficiale Cage (Tom Cruise), il quale “ringrazia, rifiuta l’offerta e va avanti”. Stordito e trasportato a Londra, neanche fosse il più vile tra i vili disertori, Cage si sveglia ad Heathrow, dove viene unito ad una squadra di “difficili”: la feccia dell’esercito, quei ‘bravi’ ragazzi che non vedono l’ora di fare “il culo a strisce” all’alieno invasore. Inesperto, impreparato e incastrato nell’armatura da lui stesso sponsorizzata, Cage viene letteralmente “sganciato” sul campo di battaglia dove, arrivato allo scontro diretto con un alieno “Alfa”, muore.

In che senso muore? Siamo solo a pochi minuti dall’inizio del film e lui muore? Solo Hitchcock può fare questi scherzi, che vuol dire che muore?

Infatti, non muore. Si risveglia al momento del suo arrivo ad Heathrow, non comprende. Lui era morto, lo ricorda bene. Tutto imbrattato dal sangue dell’alieno Alfa, sì, è così. Per gli appassionati del genere “viaggiamo tutti allegramente nel tempo”, ci si rende subito conto di come Edge of Tomorrow possiede elementi in comune con film come Ricomincio da Capo, di Harold Ramis (1993), dove Bill Murray riviveva lo stesso giorno, ogni giorno fino a quando non avesse dato un senso profondo alla propria vita. La routine, la metodica esasperante che portò molte volte il personaggio di Murray alla follia, vedeva l’origine e la fine al momento del sonno o della morte (quante volte il giornalista di Ricomincio da capo si è tolto la vita per poi ritrovare la sveglia puntata alle 6:00 di ogni dì?).

Come Murray, Cruise si risveglia ogni giorno allo stesso giorno, tante volte fino a conoscerne i dettagli a memoria, e come in un videogioco, conosci il livello in tutti i suoi punti solo fino a qualche secondo prima di “perdere la vita”. Poi, si ricomincia. Ma se alla base di Edge of Tomorrow vi è il fattore Tempo, vi saranno anche tutti gli elementi del “viaggio nel tempo”, quindi torna utile la filosofia del caro Emmett Bown, Doc (Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, 1985), dove le azioni del passato influenzano irreversibilmente il futuro?

In Edge of Tomorrow “giochi il livello” insieme a Cage e l’ultimo salvataggio risale al suo arrivo ad Heathrow. A mano a mano che procedi verso l’ultima impresa (uccidere l’Omega, la madre aliena nascosta sulla Terra), devi fare affidamento alla memoria e ai tentativi rimasti. Per fortuna, in questo caos ripetitivo, Liman lascia ampio spazio all’ironia, unica vera motivazione che ti convince a restare seduto sulla poltrona assieme ai tanti rimandi, citazioni e dettagli legati al mito dell’andirivieni in un arco temporale, e al piacere di tentarle tutte pur di arrivare alla normalità.

E’ un po’ come quando eri adolescente e passavi i pomeriggi a casa per terminare il tuo videogioco preferito. Un film simpatico, accattivante, per certi aspetti semplice e contorto allo stesso tempo; che ti lascia confuso, sul finale, ma che lascia il tempo di rielaborare tutto durante i titoli di coda dalla colonna sonora very cool (John Newman – Love Me Again).

Ilenia Borgia – Critico Cinematografico

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