Renzi fa “il favazza”. Ma il Partito Democratico ci rimette 4.000 voti al dì

“L’astensione, l’elusione sono i veri  trionfatori delle elezioni. Il partito di maggioranza relativa in questa Italia è il partito di chi si astiene, vota scheda bianca o nulla. Su questo tutti dobbiamo fermarci a pensare a riflettere. Ma, non è questa l’interpretazione di Matteo Renzi alle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, disertate rispettivamente dal 62, 3 e dal 56, 2 % degli elettori (cioè, se valesse la norma referendaria del quorum, nulle, quindi “Inutili” )”. Per essere state “ votazioni regionali”, benché in un territorio importante come l’Emilia-Romagna, le elezioni di domenica hanno avuto sul piano nazionale la conseguenza di un movimento tellurico. Particolare non da poco che ha spaccato  nella relazione decennale tra cittadini e partito di riferimento nella “regione rossa” per eccellenza. Sconcertato dalle scelte di Renzi e bastonato dalle vergogne che sono costati la carica al Governatore uscente, Vasco Errani, l’elettorato autentico del Pd ha tradito disertando in massa le cassette elettorali. L’astensionismo è il primo partito nella regione: domenica ha votato meno del 38% degli aventi diritto, contro il 68% delle Regionali 2010 e il 70% delle Europee di quest’anno. Nondimeno, per il premier «è andata bene» e «l’elevato astensionismo è secondario». La realtà, come sempre, è un’altra. Ed è che nel Pd il gruppo minoritario trae  nuovi motivi per alzare la voce. L’umore non è per niente alle stelle fra i bersaniani, che hanno fatto subito i conteggi: in Emilia-Romagna il partito rispetto alle Europee ha lasciato per strada  700 mila voti, più di quelli con i quali ha ottenuto il candidato Bonaccini. Pippo Civati va giù duro, non s’intenerisce: «Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe avere cura di chi non vota forse anche di più di chi va a votare. E questo al di là del fatto che in Emilia il Pd ha perso 4.000 voti al giorno dalle Europee ad oggi». In Calabria Mario Oliverio è stato eletto presidente con oltre il 60% delle preferenze (ma alla lista Pd va solo il 24% dei voti, con quasi il 12% che va alla lista con il nome del presidente). 

Mario Oliverio ha affermato di “voler governare solo  con le forze che hanno contribuito alla vittoria”, sottolineando ancora una volta con fermezza di non essere disposto ad ampliare la maggioranza con forze che vorrebbero riproporre su scala regionale il quadro politico nazionale come il Nuovo Centrodestra.

Oliverio riporta al potere una sinistra che dal 1970 al 1995 ininterrottamente e poi con Loiero  ha amministrato con in maniera politicamente fallimentare. Ora a lui i proverbiali cento giorni per vedere che farà, a cominciare dagli assessori.

La Direzione nazionale dei Dem del 1° dicembre, convocata per analizzare il voto, si annuncia al calor ….rosso. Se Atene piange, Sparta non ride. Forza Italia è sempre più imprigionata in uno psicodramma che la vede in rapido spegnimento sul territorio. In pochi anni, il partito di Berlusconi (nel 2010 con la targhetta Pdl) si è sbriciolato,  i conti parlano chiaro. In Emilia Romagna la Lega non solo ha “superato” Forza Italia, ma l’ha doppiata. Già detto così il dato, è clamoroso. In termini assoluti è ancora peggiore. Gli azzurri hanno raccattato 100.478 voti, su  3 milioni e 400 mila aventi diritto. In Calabria in termini assoluti Forza Italia ha raccolto 95.935 voti, su 1 milione e 900 mila aventi diritto. Significa che, in questa tornata amministrativa, su 5 milioni e 400 mila votanti Forza Italia ha conquistato circa 200 mila voti. In sostanza numeri di un partito in estinzione. In cui il dato numerico rispecchia la mancanza di una linea politica. Ma l’analisi si annuncia come la grande vendetta attorno al tema “Nazareno sì, Nazareno no”. Ora tutto si fa più difficile, il risultato è il peggiore che si potesse avere. Da un lato c’è l’Opa di Salvini che si trova in grado di dettare le condizioni. Ed è impossibile la costruzione di una coalizione che tenga insieme la vecchia nomenclatura berlusconiana  e la corazzata di opposizione leghista.  “Per vent’anni il centrodestra, dalla Lega ai moderati, è stato tenuto assieme dalla leadership di Berlusconi e dal fatto che Forza Italia era il baricentro dell’alleanza. Ora queste condizioni con ci sono più. La Calabria, che forse  è l’ultima d’Europa, avrebbe l’impellenza di mutamenti radicali di mentalità, in fatto di fondi europei ed economia in genere. Non è solo una faccenda per governanti o politicanti: dovrebbero scendere in campo gli atenei, gl’intellettuali in genere, tutta gente che per antichissima tradizione e memoria calabrese è muta come pesci per non dar fastidio e disturbo a nessuno. (by PepGiann)

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