Ma conoscono tutti la normativa antiriciclaggio?

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Nel 2009 le segnalazioni di operazioni sospette di violazione della normativa antiriciclaggio sono state  oltre 21 mila,  sette volte più numerose rispetto a dieci anni fa.  A rilevare le attività illecite sono state in misura maggiore le banche e Poste italiane. Le banche, gli operatori non finanziari e i professionisti devono inviare alla UIF, presso la Banca d’Italia,  una segnalazione “quando sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo”. Il sospetto è desunto dalle caratteristiche, entità, natura dell’operazione o da qualsivoglia altra circostanza conosciuta in ragione delle funzioni esercitate, tenuto conto anche della capacità economica o attività svolta dal soggetto. Poiché la legislazione vigente prevede  sanzioni molto dure per  i Direttori delle filiali bancarie e postali, in caso di mancata segnalazione di una operatività da considerarsi sospetta, non sorprende  questa esponenziale crescita delle segnalazioni.

Nella maggiore parte dei casi si tratta di segnalazioni di operazioni che,  non essendo coerenti con il profilo giuridico ed economico del cliente, sono da ritenersi collegate a una possibile attività di evasione fiscale o di altra natura illecita. Se un dipendente pubblico, con stipendio canalizzato sul conto corrente,  in un determinato periodo, riceve bonifici di importo rilevante, effettuando successivamente consistenti prelievi contante, attua un’operatività che al direttore di filiale della sua banca apparirà ovviamente sospetta. In questo caso  se il cliente non dovesse fornire una spiegazione,  possibilmente documentata, è doveroso da parte del direttore segnalare al proprio ufficio centrale tale operatività. Alcuni  costruttori edili, al momento di trattare il prezzo di vendita, propongono  importanti sconti se il compratore accetta di pagare in nero una parte del prezzo. L’acquirente, ingenuamente,  nel presentarsi in banca per prelevare in contante la parte da pagare in nero, non si rende conto dell’inevitabile segnalazione che la banca dovrà effettuare,  esponendosi a rischio sanzioni nel  caso in cui l’Agenzia delle Entrate decidesse di fare una verifica.

Ingenuamente, molti  titolari di ditte individuali, liberi professionisti e altri soggetti imprenditoriali, fanno affluire il nero delle loro attività in conti personali di familiari ,  esponendo questi alla inevitabile segnalazione. L’Agenzia delle Entrate ha messo a punto una nuova banca dati basata su 50 indicatori statistici di tipo economico, sociale, finanziario, demografico per analizzare la propensione all’evasione. I dati espressi  da quest’indagine segnalano che si va da un tasso di evasione minima, pari in media al 10,93%, per il gruppo che comprende le province dei grandi centri produttivi – Milano, Torino, Genova, Roma– a uno massimo del 65,67% nel gruppo che contiene le province «difficili» di Caserta e Salerno, di Cosenza e Reggio  Calabria. La manovra correttiva all’art.20 sul Decreto Legge n.78/2010, convertito con modificazioni dalla Legge n.122 del 30 luglio 2010, ha introdotto nuove definizioni, in materia di antiriciclaggio, e in particolare sulla circolazione del denaro contante fissando la soglia massima sino a 5.000 euro,  inasprendo le sanzioni per i trasgressori, in relazione all’entità della violazione commessa. Sarebbe auspicabile  un’efficace campagna d’informazione da parte delle istituzioni, delle associazioni di categoria degli imprenditori  e delle banche, per  far crescere nel cittadino una cultura in questa materia, per prevenire comportamenti  inconsapevolmente errati e fortemente sanzionati.

Valter Navanzino

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