Italicum: ok del Senato con 184 “si”. Adesso si torna alla Camera

Anna Finocchiaro: è “la miglior sintesi possibile che potevamo raggiungere in questo ramo del Parlamento, con questi equilibri politici”

frettaNon c’è stata soltanto la questione dell’avvio delle consultazioni per l’imminente elezione del nuovo Capo dello Stato ad occupare la cronaca politica e il confronto partitico della giornata appena trascorsa. Anche l’altro fronte – quello rappresentato dall’approvazione della nuova legge elettorale – è stato motivo di dibattito – e, come era ovvio, anche di polemiche – perché, inevitabilmente, costituisce un nuovo tassello, l’ennesimo che ha diviso la sinistra, all’interno del puzzle di riforme del Governo Renzi. Riforme, nessuna esclusa, che, sebbene il Premier e la compagine di Governo rivendichino come proprie e come espressione di coraggio, alla fine si rivelano ben diverse rispetto ai progetti originari del Partito democratico e dell’ex sindaco di Firenze. Ma questo sembra non interessare a molti, men che meno a Renzi stesso, il quale plaude alle riforme che riesce a portare a casa persino a prescinderne dagli stravolgimenti che subiscono. Questo, forse, perché l’imperativo categorico è riformare, a prescindere da tutto con la conseguenza controversa per la quale, il “come ed il “quanto” sono, invece, interrogativi di scarsa importanza. Il nocciolo della questione è che, a lungo andare, ragionando in questi termini si potrebbe concretizzare il rischio, da molti paventato, di fare più danni che altro.

legge elettoraleRagionamenti, questi, che, tuttavia, possono appassionare il dibattito giornalistico e culturale pre e post riforme, ma che evidentemente poco affascinano la politica, almeno in questa fase. La parola d’ordine, ormai, è “conciliare”, trovando, come ha sottolineato la senatrice Pd Anna Finocchiaro “la miglior sintesi possibile”, in grado di essere raggiunta in questo ramo del Parlamento, “con questi equilibri politici”. E cosi il Senato ha approvato la nuova legge elettorale con 184 voti a favore, 66 voti contrari e 2 astenuti. Come era prevedibile si è verificata non solo un’accesa contestazione da parte dell’opposizione, rappresentata da Lega, M5s e Sel, ma anche l’ennesima frattura tra maggioranza dem e minoranza che non ha preso parte alle procedure di voto. Si tratta complessivamente di 24 senatori, tra i quali Felice Casson, Corradino Mineo, Miguel Gotor, Doris Lo Moro e Walter Tocci. A loro si sono uniti anche 4 esponenti di Ncd (Paolo Bonaiuti, Carlo Giovanardi, Luigi Compagna e Antonio Azzollini) e 12 di Forza Italia (tra i quali Augusto Minzolini).Si apre, adesso, la seconda fase, con il testo della legge che dovrà tornare alla Camera.

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About the Author: Luigi Iacopino