L’associazione culturale Anassilaos inaugura “Notte della poesia”

  Chiostro di S.Giorgio al Corso

Si comincia con l’ultimo libro di Mimma Licastro

“Briciole nell’immenso”

Briciole nell'immens#2A2E67L’associazione Culturale Anassilaos vede coinvolti durante l’estate reggina, i poeti “del Lunedì della poesia”, che nel corso del 2015 si sono incontrati per un confronto divenuto, col passare del tempo, “sempre più coinvolgente ed armonioso”, come sottolinea la prof. Giuseppina De Felice. “L’entusiasmo e la collaborazione che si è instaurata nel gruppo”, ha dato i suoi frutti negli incontri definiti “La Notte della poesia”. La notte, in tal caso si presta alla duplice lettura, quella letterale, ma anche quella più profonda di eclissi, di morte della poesia, come il presidente Stefano Iorfida ha evidenziato nel primo incontro, ponendo un quesito che nel corso di varie notti reggine cercherà una risposta e una testimonianza.
Tra le voci che concorrono in questa ricerca, giovedì 9 luglio, alle ore 21 presso il Chiostro di S. Giorgio al Corso, ci sarà quella della prof. Domenica “Mimma” Licastro con l’ultima sua opera, la silloge “Briciole nell’immenso”, edito da Città del Sole. Calzante la sottolineatura nella prefazione di Francesco Idotta, che commenta la raccolta, come il “frutto” maturo e consapevole “di una assidua ricerca del senso”. In effetti un precedente tratto intimista, soggetto, a volte a ripiegamenti pessimisti, è superato in questa nuova creazione poetica, dove anche nei momenti legati al passato e al ricordo, “non ci sono rimpianti, ma racconti in pienezza”. La poesia per Mimma Licastro cos’è? Un caleidoscopio dell’anima che illumina a tratti un frammento d’infanzia, tempo perduto e ritrovato, stagione imprescindibile per l’autrice che ha il sapore e il gusto delle sorbe, dell’uva e delle mele raggrinzite. Favole, lucernai, sgabuzzini , sono i luoghi dell’anima dove sono depositati, come in scrigni preziosi, lacrime e segreti. Dove tutto era possibile ed eterno. Ali di gabbiano che da un quadro amato volano in cieli più ampi e vissuti.
Crepuscolo e fine, a volte, si fronteggiano, e le stelle, non più scrutate, danno spazio alla Stella, che da sola illumina la notte. La solitudine, oltre la perdita, lo strappo, è condizione accolta, attimo di quotidianità davanti all’amica tazza di caffè, dove i sogni si riflettono. La fede è l’altra compagna di strada, mai abbandonata, ma anche in questa ricerca, più matura e incarnata. Essa ha il volto di un Dio crocifisso che si fa volto di vittime innocenti, bimbi seviziati, barboni di casa al binario di una stazione. Ma ancor di più, oggi la poesia di Mimma Licastro, si incarna in volti precisi, non più maschere, che appaiono e catturano il lettore con le loro storie minime ed essenziali. Zia Pina e zia Cata che “deposti i sogni hai donato tutto a chi non partoristi”. Donne e uomini conosciuti, delineati con precisione e dolcezza di tratto, come se il pennello dell’amato Mintom, (il pittore Tommaso Minniti ,marito della poetessa) adesso fosse passato di mano e trasfigurato nel verso. Il vecchio prete aspromontano, seppellito nella nuda terra, Alì, Daniele e forse il giovane indiano di sedici anni, dal volto nobile e bello, incontrato in spiaggia una mattina con la sua mercanzia, dono di accoglienza reciproca, opportunità futura per una penna-pennello, sempre attenta a registrare i moti del cuore e illuminare le notti dell’anima.

IDA NUCERA

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