Rosetta Zoccali la donna della Rivolta nei ricordi del figlio Giovanni Romeo

Metro on the road

di Antonella Postorino – In questi giorni in molti hanno ricordato i martiri della rivolta reggina, si è parlato di quelle giornate di fermento e dei Comitati d’azione cittadini che presero parte ai cortei a alle sommosse. Pochi però ricordano il “Comitato Femminile Pro Reggio” e la sua rappresentante Rosetta Zoccali, per questo motivo ho ritenuto doveroso rintracciare il figlio di Rosetta, Giovanni Romeo, con il quale ricordare episodi delle vicende di Rosetta, senza sottrarmi alla inevitabile tempesta di adrenalina che ha attraversato il mio corpo e la mia mente.

Gianni Romeo, un uomo molto riservato, non ama apparire e mi sento privilegiata e molto lusingata, perché capisco che il ricordo è un mix di orgoglio e dolore assieme. Al mio primo accenno lui inizia subito con un inevitabile parallelismo storico: “Era Luglio del 1970, da quasi 2 anni la “contestazione” accende fuochi di protesta in Europa, i giovani capiscono che la rigidità del sistema universitario con i suoi programmi fissi e le sue “baronie” può essere messa in discussione e modificata. Viene da sinistra, la contestazione, ed è interpretata da ragazzi che inneggiano a Mao e Ho-ci-min, ma all’interno di quei gruppi anche ragazzi di estrema destra fanno la loro parte per gli stessi motivi: essere l’alternativa al sistema, farlo implodere per le sue contraddizioni sociali e politiche. Era Luglio 1970, a Reggio Calabria, cittadina del sud dal carattere tranquillo e succube, una città la cui economia è sostenuta da migliaia di impiegati pubblici (ferrovieri, postali, insegnanti, ecc.) si avverte che, ancora una volta, il nemico è alle porte col sostegno di qualcuno all’interno delle mura. Il nemico è il governo, la politica, che sta togliendo a Reggio il titolo di capoluogo della Calabria. Il titolo non è un “pennacchio” come fu detto da più parti, ma il riconoscimento di un ruolo di guida e il suo spostamento determinerà (lo si vedrà negli anni a seguire) lo svuotamento di tutti gli uffici a rilevanza regionale.”

Quando ebbe inizio tutto e quali sono i tuoi ricordi di ragazzo?

“Tutto ebbe inizio con il “Rapporto alla città” del sindaco Piero Battaglia, un democristiano mite che non dimentica di essere il sindaco di tutta la città, chiama tutti i cittadini in piazza per aggiornarli su quanto sta accadendo nelle stanze romane del potere e la gente protesta, la protesta si ripete nei giorni successivi e dilaga per la città ma soprattutto al centro dove è il palazzo del governo, la polizia carica, un uomo viene ucciso, era il 15 luglio 1970.  La morte di Bruno Labate fu la miccia che fece esplodere la rivolta popolare. Non esistevano ancora comitati e gruppi organizzati, era la rivolta del popolo reggino che il governo voleva stroncare sul nascere con i sistemi più duri. Il palazzo del governo diventa una pre-macelleria umana: i cittadini vengono fermati durante le cariche e portati nel cortile del palazzo dove sono massacrati ed umiliati dai poliziotti. Nascono il Comitato unitario per Reggio, formato da professionisti, ed il Comitato d’Azione per Reggio capoluogo, con più rappresentanze popolari. Nasce inoltre il Comitato Femminile pro Reggio”.

Come venne percepito il Comitato Femminile in una città del sud?

“Era sicuramente impensabile non solo in una città del sud ma piuttosto in una qualunque città del dopo ’68 nonostante l’esplodere del movimento femminista.  Le donne di Reggio vogliono essere al fianco dei loro uomini, siano mariti o figli o fratelli, nella richiesta di una Giustizia che viene negata a colpi di manganello. Il Comitato Femminile riunisce donne di varie estrazioni sociali, professoresse, impiegate, casalinghe, popolane che hanno un banco al mercato. Il direttivo del Comitato Femminile era composto delle signore: Gangemi, Zoccali, Milardi, Malavenda e Cappellano e la presidenza, per evitare una connotazione politica, venne assegnata alla prof. Gangemi, titolare di una libreria vicino piazza Duomo”.

Che ruolo aveva politicamente Rosetta Zoccali?

Rosetta Zoccali
Fig. 1 – Comizio di Andreotti, Rosetta Zoccali esibisce un’immagine dei blindati (1972)

“Lei era la vera anima del Comitato, dirigente del M.S.I. con un passato nella R.S.I., una donna che aveva vissuto gli anni tremendi della guerra civile”

Quale fu il ruolo del Comitato Femminile Pro Reggio?

“Il Comitato inizia la sua azione inviando messaggi alle autorità del governo e stampando volantini che, in quel periodo, si diffondono da soli come quelli del Comitato d’Azione per la fame di notizie della gente. Passerà in seguito ad organizzare manifestazioni e convegni, sfilate come quella delle 10.000 donne (numero certo esagerato ma di fonte poliziesca), collaborazione alla “presa” del quadro della Madonna della Consolazione – Maria, solo tu ci puoi salvare- e, in seguito, alla contestazione al sindaco Licandro.  Di questa azione c’è da dire che fu organizzata la sera prima a Sbarre, programmando di colpire il sindaco alla testa di un corteo con una salva di uova marce, gentilmente fornite da donna Ciccia di Sbarre. La mattina Rosetta Zoccali venne informata che la polizia era a conoscenza del piano e avrebbe arrestato chiunque osasse qualche movimento, anche perché temeva che non si sarebbe trattato solo di uova… Il contrordine fu dato in fretta per evitare che tante casalinghe non rientrassero a casa e solo mia madre trattenne il suo uovo, lo lanciò, colpì il sindaco e fu fermata dalla polizia. Accompagnata dal procuratore di turno, parente acquisito, si sentì dire “Mi dispiace, ma devo associarti alle carceri” e fu accompagnata a S. Pietro ove subì l’umiliante trafila che tocca a chiunque venga ristretto. Le brave donne che si trovavano colà, imputate dei crimini peggiori (omicidio, prostituzione, ecc.), meravigliate dello stato sociale della nuova detenuta si misero a disposizione circondandola di attenzioni. Ma sempre carcere era”.

Come fu per sua madre quella esperienza?

Lui mi risponde sorridendo: “Per la seconda volta nella sua vita specchiata, mia madre conobbe la galera. La prima volta era stato nel ’45, quando fu presa dai partigiani, assieme al nipote di 14 anni cui avevano ammazzato il padre, ed al marito, tenete di artiglieria che comandava la stazione della Guardia di Belluno. Episodio terrorizzante – ogni tanto qualcuno veniva prelevato dalle celle e fatto fuori in cortile con una raffica di mitra- ma che si concluse con il riconoscimento da parte di un capo partigiano, nome di battaglia Tiberio, che riconobbe che nessuna macchia poteva essere trovata nel comportamento di mio padre e ordinò il rilascio dei prigionieri”.

Rosetta Zoccali
Fig. 2 – Rosetta Zoccali interviene al Comizio a Piazza Italia in attesa della decisione del senato sulla mozione di Ciccio Franco (1973)

Cosa vuole aggiungere Gianni quanto alla Rivolta?

“Tanti episodi segnarono quei giorni caldi, dalla stretta collaborazione con Ciccio Franco, conosciuto fin da ragazzo assieme al fratello Lello, alla guida al senatore Pisanò (“Rosetta, tieni tu la mia pistola, tanto non oseranno perquisire una signora”), dalla elezione al consiglio di circoscrizione, al sostegno ai tanti reggini che andavano a processo a Potenza e a quelli come “Crapetta” esiliati in Sardegna”. Mi fa comunque piacere sapere che la città non l’ha dimenticata tanto che le fu dedicata una targa che è stata affissa sulla sua abitazione di via Fata Morgana.

targa Rosetta Zoccali

Chi era veramente Rosetta Zoccali, aldilà del ruolo politico e di combattente?

“Non fu un’eroina, ma una donna che non si piegava alle ingiustizie ed ai tradimenti, rischiando in proprio e pagando di persona senza chiedere contropartite. E come lei quelle donne di Reggio, tante, che per una volta smisero i panni del perbenismo per essere “gente” pensosa del presente e preoccupata del futuro”. Su questa ultima frase, con grande emozione e senso di ammirazione chiudo questa intervista, una DONNA DEL PRESENTE PREOCCUPATA DEL FUTURO, un futuro che ancora stiamo aspettando. Grazie Gianni.

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About the Author: Antonella Postorino

Antonella Postorino è una Giornalista Pubblicista specializzata in architettura e beni culturali che collabora con il Metropolitano.it. Antonella Postorino è anche un architetto, designer e scenografa.