Nel Sud è crisi inarrestabile Crollano Pil e consumi

Italia meridionaleDefinire catastrofica la situazione socio-economica del mezzogiorno italiano non è un’esagerazione. I dati che frequentemente vengono fuori da indagini e ricerche evidenziano una situazione arrivata, ormai, al limite della tollerabilità. Le ultime sull’economia del Mezzogiorno 2015 (rapporto Svimez 2015) forniscono un quadro che va via via progressivamente peggiorando, tanto è vero che risulta che il Pil del Sud Italia è negativo (-1,3%) per il settimo anno consecutivo. Mica si scherza! E, come se non bastasse, emerge anche che dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13%, quasi la metà della Grecia che, invece, ha segnato +24%.

Insomma, il Sud è sempre più povero e la situazione complessiva non solo non accenna a migliorare ma neppure a bloccarsi e stabilizzarsi. Sembra, piuttosto, come una lunga agonia, ove si consideri che sono scesi sia il Pil (nel 2014 è sceso al 53,7% rispetto al valore nazionale) che i consumi della famiglie. Sul primo fronte – quello del Pil – nello specifico si ha che il valore nazionale, pari a 26.585 euro, è il risultato della media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Sud. La regione più ricca è stato il Trentino Alto Adige (37.665 euro), seguito dalle Valle d’Aosta (36.183) e dalla Lombardia (35.770), mentre quella più povera è la Calabria (15.807 euro) che si colloca alle spalle di Campania (16.335) e Sicilia (16.283). Sul secondo fronte – quello dei consumi – rispetto a un aumento del +0,6% nel 2014 nel Centro-Nord, al Sud si è registrata una diminuzione dello 0,4%.

L’effetto è che una persona su tre risulta a rischio povertà, ove ci consideri che fino al 2014 al Sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190mila unità, passando da 511mila a 704mila, in modo analogo, tuttavia, a quanto avvenuto al Centro-Nord (da 570mila a 766mila).

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About the Author: Luigi Iacopino