Lo zar Putin crolla alle elezioni

Risultato a sorpresa, ma non troppo, alle elezioni russe per il rinnovo della Duma. Il partito del premier Putin e del presidente Medvedev dimezza i propri consensi. Nonostante tutto, il partito Russia Unita avrà la maggioranza assoluta alla Duma, il Parlamento russo, con 238 seggi su 450. Con il 96% circa delle schede scrutinate, il partito ha raggiunto il 49,5% dei consensi, il 15% in meno rispetto alle precedenti elezioni. Il risultato è stato possibile grazie alla legge elettorale in vigore, che prevede la redistribuzione dei consensi raccolti dai partiti che non hanno superato lo sbarramento del 7%. Alle scorse elezioni, il partito di Putin aveva ottenuto i due terzi dei seggi (315 su 450).

Di fatto la maggioranza assoluta è salva, e quindi sono fuori discussione eventuali alleanze per governare. Allo stato attuale con questa composizione della Duma, il partito del premier Putin non potrà avviare riforme costituzionali, perché occorrono i 2/3 del consenso. Quindi si potrà continuare a governare, senza cambiare le regole del gioco.

Scorrendo i dati dei partiti in campo, si nota come il partito Comunista di Gennady Zyuganov, che conquista il 20%, praticamente raddoppia i consensi rispetto all’11% del 2007. Seguono il partito centrista Russia Giusta con il 13% e il partito di estrema destra dei Liberal Democratici di Vladimir Zhirinovski con il 12%. In base a quanto dichiarato dal presidente della commissione elettorale centrale, Vladimir Ciurov, i comunisti avranno 92 seggi alla Duma, Russia Giusta 64, i liberaldemocratici 56.

Durante le operazioni di voto dei giorni scorsi, sono stati altissimi i momenti di tensione. A tal proposito gli osservatori dell’Osce bocciano l’organizzazione del voto stesso. Pur riconoscendo alcuni miglioramenti, come i dibattiti in tv, le elezioni russe sarebbero state segnate da: «frequenti violazioni procedurali e indicazioni di apparenti manipolazioni. Tuttavia le elezioni di ieri dimostrano che il popolo russo può determinare il futuro di questo Paese esprimendo la sua volontà nonostante numerosi ostacoli».

Salvatore Borruto

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