Quel respiro di libertà

“A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”

Così recita il primo articolo del Decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22 aprile 1946. Ed ecco che cosa ci hanno consegnato gli uomini e le donne che hanno combattuto e lottato per un diritto fondamentale: la Libertà. L’importanza della Festa della Liberazione oggi? In 68 anni molte cose sono state dette in merito a questa data, simbolo di liberazione dal regime fascista e dalle truppe naziste, tanto che sembra quasi superfluo festeggiare nelle piazze italiane momenti lontani; eppure, i valori fondamentali di libertà, eguaglianza, solidarietà, pace, giustizia sociale, lavoro, sono sempre estremamente e prepotentemente attuali. Soprattutto in questo periodo storico così instabile, rispolverare la storia della nostra Repubblica, è un’ opportunità per ricongiungerci almeno per un giorno. Divisi dalle preoccupazioni, dalle polemiche, ricordare cosa significa credere in un progetto, cosa vuol dire cambiamento, lotta per i propri ideali, non è superfluo o retorico. Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo il 1943, l’Italia si ritrovò divisa in due: al nord Benito Mussolini e i Fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al Nazismo di Hitler, mentre al sud si formò in opposizione il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi.  Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, formata dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l’uguaglianza. Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell’Italia dall’oppressione fascista. Qualche anno dopo approvata dall’ Assemblea costituente il 22-12-1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27-12-1947 ed entrata in vigore l’ 1-1-1948 nasce la Costituzione della Repubblica Italiana. L’ ANPI ( Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia), ha lanciato un appello significativo seguito dal programma della manifestazione nazionale che si terrà a Milano (che avrà inizio alle 14:30 partendo da corso Venezia) il 25 aprile 2013 : “L’ANPI fa appello a tutte le italiane e a tutti gli italiani affinché il 25 aprile scendano nelle piazze a festeggiare la Liberazione, a ritrovarsi uniti e appassionati attorno alle radici autentiche della nostra democrazia e del futuro: Antifascismo, Resistenza, Costituzione. Raccontarle a chi non sa o ancora non vuol sapere, ai distratti, agli indifferenti, a chi non smette di strumentalizzare questo giorno facendone mero strumento di cieca e violenta propaganda…; ricordiamo che l’unità di forze diverse tra loro, con un impegno e una generosità straordinari, condusse il Paese fuori dal baratro della dittatura nazifascista, inaugurando una stagione di grande entusiasmo e rigenerazione civili, destinata ad approdare ad una Costituzione tra le più avanzate del mondo. E cerchiamo di ritrovare quell’impulso, quel prendersi per mano, con fermezza e intelligenza, per intraprendere sentieri comuni, imprescindibili…” Un intenso programma in tutta Italia, e a Roma il clou, tra cortei e manifestazioni a cominciare dal ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine alla presenza del Capo dello Stato. La Cgil di Reggio Calabria–Locri, prenderà parte alla celebrazione del 25 Aprile a Reggio Calabria, promossa dall’Anpi provinciale reggina: “… La Festa di Liberazione serve a noi per ricordare, per non dimenticare. Ma serve soprattutto agli italiani, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, a riacquistare la propria prontezza di spirito. Perché c’è sempre una possibilità. Una via d’uscita. Una fine rispetto a crisi, guerre. Siamo liberi di lottare per i nostri diritti…” E quando la storia si intreccia con la letteratura tutto è più comprensibile per chi non ha vissuto quegli anni.  Italo Calvino, Cesare Pavese, solo per citare due autori della resistenza che hanno rappresentato chiaramente quel fenomeno diffuso, pur con connotazioni diverse, lungo tutta la penisola; o ancora Elio Vittorini, Carlo Cassola, Beppe Fenoglio; sullo sfondo dei loro romanzi c’è un ambiente diverso, dove ogni autore ha vissuto a suo modo la Resistenza: le vie di Milano per Vittorini, gli stretti vicoli liguri per Calvino, le Langhe piemontesi per Pavese e per Fenoglio, il paesaggio toscano della Val d’Elsa per Cassola.

“Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un’elementare spinta di riscatto umano”. ( Italo Calvino, nella Prefazione di Il Sentiero dei nidi di ragno)

Annamaria Milici

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