La Cina é la N.1 al mondo

Adesso é ufficiale: La Cina é la superpotenza economica N.1 al mondo
di Fabrizio Condemi – La Cina raggiunge la vetta del mondo, è la prima potenza commerciale del pianeta. È storico il sorpasso compiuto dal Dragone sugli Stati Uniti, a suggello di un’ascesa ininterrotta negli ultimi decenni. Secondo i dati diffusi ad inizio 2014 dal Governo cinese, la somma del valore dei beni importati e esportati dalla Cina sull’intero 2013 ha raggiunto 4.160 miliardi di dollari, segnando una crescita del 7,6% rispetto all’anno precedente.  Dello stesso avviso é il Financial Times il quale precisa che gli Usa pubblicheranno dati analoghi solo a febbraio 2014, ma quelli sui primi 11 mesi dell’anno scorso indicavano un valore totale sugli scambi pari a 3.570 miliardi, per cui è certo il sorpasso. cina_dragonIl quotidiano finanziario fa notare che si tratterebbe di un ritorno in testa alla classifica, perché gli studiosi dicono che la Cina era il Paese con i maggiori scambi globali anche durante la dinastia Qing, che ha regnato ininterrottamente dal 1644 fino al 1912. Chi ha contribuito a questo storico passaggio é senza dubbio il “cliente” maggiore della Cina ovvero l’Unione Europea. Il commercio con l’Unione europea, che é il primo partner commerciale della Cina, è risalito del 2,1% a 559,1 miliardi di dollari nel 2013. La Cina ha esportato beni per un valore di 339 miliardi nell’Ue (cifre astronomiche), mentre le importazioni hanno raggiunto i 220,1 miliardi di dollari. Maggiore il balzo del commercio con gli Usa, secondo partner commerciale, salito del 7,5% a 521 miliardi di dollari. Le esportazioni cinesi negli Usa sono arrivate a 368,4 miliardi di dollari, mentre le importazioni a 152,6 miliardi. Sono numeri impressionanti specie se paragonati non tanto agli USA ma quanto al “vecchio continente” Europa. Già perché da anni ormai l’Europa é diventata “Cina-dipendente” negli scambi commerciali. Non solo, attingiamo beni e prodotti in maniera a dir poco smisurata dal paese del Dragone, beni di cui fino a pochi lustri fa eravamo in grado di produrre all’interno del territorio. Plastiche, ceramiche, materiale edile, elettrico e chi più ne ha più ne metta. Inoltre, la Cina ha anche una forte economia “nascosta”, una economia parallela  a cui il governo centrale di Pechino non oppone troppa resistenza, specie quando si sviluppa all’interno di paesi esteri, economia i cui dati sono difficili da individuare ma che potrebbero tranquillamente raddoppiare quelli suesposti. Ma la leadership commerciale è solo l’ultimo dei primati cinesi. La Cina è già il primo consumatore al mondo di energia, nonchè il maggiore mercato internazionale di auto. Il primato dell’Occidente è ormai un ricordo, per Bruxelles e Washington che faticano nel negoziato sull’area transatlantica di libero scambio rischia di essere troppo tardi per porre rimedio. cinaCosa comporterà ciò? Difficile dirlo ma nel breve periodo questo accentuerà le crisi di economia politica che stanno perseguitando i sistemi europei. Le condizioni di lavoro, le norme di sicurezza, la salvaguardia dei diritti fondamentali, non sono ancora delle conquiste stabili in Cina, ciò consente di avere numerosi vantaggi verso i competitors euro-americani. Anche il plagio di beni europei é una pratica non troppo contrastata in Cina. Si pensi che il simbolo di CE  é  praticamente identico a quello della CONFORMITÀ EUROPEA. Da tempo infatti, su parecchie categorie di prodotti destinati al mercato comunitario viene impresso un marchio recante le lettere C E, la cui funzione è quella di garantire l’acquirente sulla conformità del prodotto stesso ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria. I produttori cinesi hanno pensato di copiare lo stesso marchio “CE”, apponendo come unica modifica uno spazio minore fra le due lettere e dandogli un diverso significato. Nella versione cinese del marchio CE significa “China Export” e viene apposto sui prodotti cinesi destinati all’esportazione, che però non hanno eseguito alcuna prova di conformità agli standard europei. Come si può osservare, la difficile distinzione fra i due marchi provoca l’errore di molti acquirenti, tratti in inganno anche dalle qualità intrinseche del prodotto: infatti, per essere competitive, le merci “China Export” non sono sottoposte ai controlli imprescindibili per ottenere il “somigliante” marchio europeo. Qualitativamente un prodotto CE europeo é nettamente superiore a quello cinese CE, ciò comporta un danno per i consumatori che restano ingannati ma anche per le imprese europee che per raggiungere quelle qualità hanno impegnato capitali ben più cospicui delle imprese cinesi. Ecco che il Dragone vola e la UE annaspa. Nel lungo periodo, invece, per capire cosa ne sarà dell’Europa a seguito di questa “invasione commerciale” cinese, occorrerà capire se la UE riuscirà a tirarsi fuori con le proprie forze o meno da questa crisi economica e politica che da quasi un decennio sta attanagliando il vecchio continente. Caso contrario il timore più pressante é che, probabilmente, occorrerà far imparare il cinese nelle scuole ai nostri piccoli, non più l’inglese…

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