Reggio Calabria. “Una città retrocessa”

di Giuseppe Dattola – Lo sport è un fenomeno sociale che, nell’ ultimo secolo, ha spesso rispecchiato quello che avviene al di fuori dei palazzetti o dei campi di gioco. Reggio Calabria ne è un fulgido esempio; le principali rappresentanti sportive hanno problemi nell’ ottenere risultati; le strutture sono bloccate o inutilizzabili; il pubblico si allontana sempre di più anche perché la gente reggina ha altro a cui pensare in questo momento. Il calcio è sempre lo sport principale e, quindi, la delusione è totale nel vedere una reggina ormai condannata alla retrocessione in Lega Pro, campionato che ha preso il posto della vecchia Serie C1. La dirigenza amaranto avrebbe voluto festeggiare l’anno del centenario con una stagione importante invece è penultima in classifica a due mesi dalla fine della corsa ed ormai le speranze di salvezza sono ridotte al lumicino. Errori in sede di mercato ed una gestione tecnica non all’ altezza da parte dei tre allenatori che si sono alternati da agosto scorso, sono i motivi principali di questo flop che,a meno di miracoli, toglierà la reggina dalla mappa principale del calcio italiano dopo un trentennio circa di grandi successi e dieci anni in Serie A.
La Viola ancora deve conquistare la salvezza nel campionato di basket di lega due Adecco Silver (la vecchia serie B D’eccellenza, n.d.r.) ma la situazione è decisamente migliore dato che manca soltanto un successo da ottenere nelle prossime due gare per raggiungere questo traguardo. Ma la stagione della società neroarancio è stata piena di difficoltà esterne perché i ragazzi di coach Ponticiello non hanno un parquet di casa ed hanno dovuto disputare le gare interne in situazioni d’emergenza. Il tutto perché il Palacalafiore è chiuso da due anni esatti e soltanto un indovino del calibro di nostradamus potrà prevedere la data di riapertura,  il Botteghelle non è omologato per la categoria ed i reggini hanno giocato con deroga al Pianeta Viola oppure sono emigrati a Vibo, sicuramente fattori questi che hanno rallentato il processo di crescita di una realtà spinta da una dirigenza giovane ed ambiziosa ma che ha dovuto affrontare mille ostacoli senza aver il supporto del territorio. Squadre in difficoltà dunque e strutture inesistenti; oltre quelle già citate c’è la situazione piscine con due impianti chiusi come quella Comunale e quella del Parco Caserta, la cui vicenda ha dell’irreale dato che stiamo parlando di una situazione che, da un anno, non è stata risolta nonostante appelli infiniti dei mille ragazzi che riempivano le vasche grazie all’ottimo lavoro fatto dalla Paideia.
Sport in crisi ma, come detto, Reggio Calabria è in crisi: una città senza una classe politica da ormai un anno e mezzo, in mano a dei funzionari ministeriale vive questa situazione di disagio che, oltre lo sport, tocca altri campo della vita come il settore lavoro, l’igiene cittadina ed infrastrutture. Come uscire da questo momento? Una domanda difficile alla quale, oggi, è impossibile dare una risposta con la città che paga le conseguenze di un blocco della attività a trecento sessanta gradi.

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