Omicidio Arrigoni, confessano i rapitori catturati

I due militanti salafiti, arrestati durante il blitz per liberare Arrigoni, hanno confessato l’omicidio del cooperante italiano. La notizia è stata riferita all’Ansa da investigatori locali, precisando che uno dei due è ritenuto il killer di Arrigoni, mentre l’altro ha ammesso di avere svolto un ruolo di fiancheggiatore nella logistica del sequestro. Altre fonti delle cellule salafite palestinesi hanno ammesso che l’azione contro il volontario italiano è stata portata a termine da una “cellula impazzita” che non risponde più al controllo piramidale dell’organizzazione. La salma dell’attivista italiano potrebbe essere trasportata nella giornata di domenica in Egitto per poi proseguire verso l’Italia. Sembrerebbe che un legale italiano sia partito alla volta dell’Egitto per svolgere tutte le pratiche relative al trasferimento del corpo in Italia, per conto della famiglia Arrigoni. La famiglia vorrebbe evitare il passaggio del feretro attraverso Israele per rispetto alla memoria dello scomparso e alla sua battaglia contro le politiche israeliane nei territori palestinesi. Il riconoscimento della salma di Vittorio Arrigoni è stato fatto dai suoi compagni al campo base e, secondo le testimonianze riportate, il corpo presentava delle ferite alla nuca e i segni delle manette ai polsi. Arrigoni doveva rientrare in Italia a giorni per partecipare alle celebrazioni in memoria di Peppino Impastato. La società civile palestinese intanto piange il pacifista italiano, commemorandolo, interrogandosi sul perché di una fine tanto tragica, quanto insensata. Silvia Todeschini, attivista dell’Ism come Arrigoni, ha detto: «La società civile palestinese è indignata, ha organizzato diverse manifestazioni per dimostrarlo. E questa è la ragione che ci spinge a restare». In Italia intanto ci si interroga del perché di tanta violenza su una persona inerme che ha dedicato la propria vita alle cause palestinesi, e lo sdegno ricolma i cuori di parenti, amici e cittadini comuni. Il premier di Hamas Ismail Hanyeh ha telefonato alla famiglia di Vittorio Arrigoni e ha promesso che: «Sarà fatta giustizia. Non ci sono parole per esprimere la condanna di un crimine così efferato che non rappresenta il popolo palestinese. Abbiamo fatto tutto il possibile per cercare di ritrovarlo prima di quel drammatico epilogo. Vittorio è un nostro martire». Secondo fonti vicine all’intelligence di Gerusalemme, Arrigoni sarebbe stato ucciso dalla principale organizzazione di al Qaeda presente nella Striscia di Gaza, Al-Tahwir al-Jihad, perché sospettato di essere una spia, anche se il movimento smentisce ogni suo coinvolgimento. Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni Unite, in un comunicato stampa, ha voluto sottolineare che: «Questo crimine è stato commesso nei confronti di una persona che è vissuta e ha lavorato tra la gente a Gaza». Giorgio Napolitano, ha voluto ricordare così il giovane attivista italiano: «La comunità internazionale tutta è chiamata a rifiutare ogni forma di violenza e a ricercare con rinnovata determinazione una soluzione negoziale al conflitto che insanguina la regione».

Salvatore Borruto

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