Riforma del Senato: voto entro l’8 Agosto. Opposizioni e minoranze insorgono

Matteo Renzi non ci sta. Tra preoccupazioni, minacce e scontri interni, il Presidente del Consiglio assicura che il voto sulle riforme arriverà entro l’8 agosto, a dispetto di ogni forma di ostruzionismo volta a rallentare il già turbolento e farraginoso iter di riforma istituzionale e costituzionale del Senato. Ma questa presa di posizione scatena la reazione dell’opposizione. E così, se da un lato, minoranze ed opposizioni manifestano nettamente il loro forte disappunto nei confronti della cosiddetta tagliola e si appellano a Giorgio Napolitano perché interceda presso il Governo affinché alcune modifiche al ddl Boschi vengano discusse ed accettate, dall’altro, il Premier dichiara di non avere alcuna intenzione di venir meno al principio per cui il Senato dovrà essere rappresentativo delle regioni, non elettivo, datato di poteri più limitati e con un numero drasticamente ridotto di componenti. A Renzi, però, i no continui non piacciono e, d’altra parte, non fa nulla per nascondere questa sua insofferenza. La chiama “dittatura delle minoranze” ma l’espressione, di per sé, sembra quantomeno infelice ove si consideri che lui si ritrova ad essere Presidente del Consiglio dei Ministri senza essere passato delle elezioni. Il voto europeo ha una valenza relativa e comunque pesa il possibile “contributo” dei famosi 80 euro che, secondo i più scettici e maliziosi, avrebbero giocato un ruolo rilevante in merito alla recente vittoria elettorale del Pd, nonché tutte le roboanti promesse fatte, corredate di date di scadenza, che, almeno per il momento, non sono state rispettate. Renzi, comunque, sembra voler andare oltre e, mostrandosi fiducioso, dichiara che il voto segreto, richiesto dalle opposizioni per 920 emendamenti, non lo spaventa affatto. Tra questi spiccano soprattutto quelli presentati da Sel per la tutela delle minoranze linguistiche. Pare, infatti, che il partito di Vendola intenda utilizzarli come cavallo di Troia per introdurre furbescamente alcune modifiche che comprometterebbero l’assetto dell’intera riforma, ovvero il numero dei senatori e l’elettività. Sebbene il numero degli emendamenti sembrerebbe comunque destinato ad essere ridotto, il pericolo del voto segreto e dei franchi tiratori, tuttavia, non andrebbe sottovalutato. La storia italiana lo insegna molto bene.

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About the Author: Luigi Iacopino