Delocalizzazione, ecco perché

impresedi Fabrizio Pace -La fuga delle aziende italiane all’estero aumentò rapidamente intorno all’anno 2000, tranne il periodo di “stabilità” avuto nel 2012, le imprese del Bel Paese hanno ripreso a delocalizzare. La classifica Doing Business della Banca Mondiale, quella che misura la capacità di stimolare gli affari, mette l’Italia al 66esimo posto. Su 189 paesi. Si comprende bene che per gli industriali del Nord-Italia non deve essere una difficile tentazione pensare di passare in un paese limitrofo dato che in quella stessa classifica l’Austria è al 31esima, la Svizzera è 30esima e la Macedonia è al numero 26. All’estero l’impresa italiana non solo si troverebbe a pagare meno tasse, ma vivrebbe anche un approccio diverso con lo Stato, non più un socio occulto che si prende il doppio di quanto l’impresa paga ai dipendenti, ma quasi un partner che favorisce e risolve i problemi del business. Senza contare i tempi lentissima della giustizia civile italiana, oggi vero muro invalicabile, che scoraggia sopratutto gli investitori stranieri. Se da un lato può essere comprensibile che piccoli paesi come l’Albania, la Macedonia , l’Austria  cerchino di attuare politiche di attrazione di capitali dall’altro si dovrebbe prendere ad esempio il sistema inglese. Le imprese tricolore che decidono di spostare la sede dei loro affari nel paese anglosassone fanno innanzi tutto un balzo in avanti nella classifica della World Bank. Si passa quindi all’11esimo posto del Regno Unito. Le fasce di tassazione aziendale sono definite da due limiti marginali. Sotto le 300mila sterline si paga il 20% di aliquota; Sopra 1,5 milioni, il 22%. Inoltre a Londra solo se si superano le 77mila sterline di reddito si è obbligati ad aprire una Partita Iva. Come se non bastasse  per  l’accesso al credito, i gap è incredibile, si passa dal 109simo posto italiano al primo dei britannici.  Una disparità col sistema Italia che è lampante  ma sopratutto  solo a qualche  ora di volo da Milano, così come molti altri. Come può essere rilanciato il mondo dell’impresa nel nostro paese e come si possono attrarre investimenti? Probabilmente solo con una politica radicalmente differente: Lo stato dovrebbe assistere l’imprenditore nelle varie fasi della vita della sua azienda, diminuire la tassazione ed eliminarla sulle nuove imprese e infine snellire la giustizia civile.

 

 

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About the Author: Fabrizio Pace

Fabrizio Pace è giornalista e direttore del quotidiano d’Approfondimento on line www.IlMetropolitano.it e dell’allegato magazine di tecnologia e scienza www.Youfuture.it.