“Igp Olio di Calabria”, Asse Rao-Trematerra Prospettive concrete a vantaggio del comparto agricolo regionale

SAMSUNG CAMERA PICTURES“Prospettive concrete di interlocuzione con l’Assessorato Regionale all’Agricoltura sulla controversia questione “IGP Olio di Calabria”. A dirlo Gaetano Rao, l’Assessore Provinciale all’Agricoltura che ritorna sul tanto discusso Disciplinare di Produzione che, nei mesi recenti, ha portato al “colloquio”, delegati istituzionali, produttori olivicoli e rappresentanze delle organizzazioni agricole con il Comitato Promotore dell’Igp Olio di Calabria, “reo” di avere “escluso – spiega Rao – le aree agricole non vocate alla coltivazione della cv. “Carolea” (ndr, la bozza del Disciplinare fissa al 70% il quantitativo minimo ed il restante 30% da altre cultivar di origine regionale), “dimenticando”, ad, esempio, che nel territorio della provincia reggina, vengono, soprattutto, coltivate varietà Ottobratica, Sinopolese e Geracese”. Finalmente, giunge un segnale positivo di superamento delle criticità con l’impegno congiunto di Trematerra e Rao, ad aprire canali di incontro per lavorare con sinergia alla stesura di un Disciplinare di Produzione che tenga conto, anche ,della rappresentanza territoriale reggina nel marchio di qualità “Olio di Calabria”. Sottolinea l’Assessore Rao – “Positiva l’apertura dell’Assessore Regionale all’Agricoltura Michele Trematerra alla presa d’atto delle istanze giunte dal territorio” e avallate dallo stesso Rao. “Stiamo lavorando in sinergia con il competente Assessorato Regionale all’Agricoltura, per ottenere risultanze positive a tutto vantaggio del comparto olivicolo regionale”. L’annunciata apertura alle istanze olivicole reggine è il segnale aspettato dalle tante Op scese in campo ed un plauso alle capacità di mediazione interistituzionale dell’Assessore Gaetano Rao che, nella “babele” delle rivendicazioni territoriali, si sta battendo per un’equa rappresentatività dell’Olio di Calabria. La rivendicazione sulle cultivar di propria origine regionale, allontana il rischio di una “sperequazione economica tra le aree olivicole regionali, soprattutto, a danno alle micro filiere, numerose e con un forte legame con il territorio”.

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