Def: Pareggio di bilancio rinviato

MATTEO RENZINel giorno in cui Matteo Renzi ha annunciato in conferenza stampa con il primo ministro cinese, Li Kegiang, a Palazzo Chigi, la stipula di “venti intese che saranno firmate stasera” per un valore complessivo che “supera gli otto miliardi di euro”, il Parlamento italiano approva la risoluzione alla nota di variazione al Def che autorizza il rinvio del pareggio di bilancio, principio necessario a mantenere i conti in ordine, al 2017. Alla camera, sebbene fosse richiesta la maggioranza assoluta, è stata raggiunta la maggioranza qualificata, con 355 voti a favore e 166 contro. Al Senato, invece, i voti favorevoli sono stati 161, pari esattamente alla maggioranza assoluta dei componenti, 93 quelli contrari. Proprio al Senato è stato determinante il non voto di Roberto Calderoli che non ha votato in quanto toccava a lui presiedere i lavori. Se, invece, avesse preso parte alla votazione la risoluzione sarebbe stata respinta. Grande rischio, quindi, per il Governo e nuovo rinvio dell’entrata in vigore del pareggio di bilancio, dimostrazione ineludibile di una classe politica sempre in bilico e di un’economia ancora in grande difficoltà e che stenta a decollare.

bilancio_2013In attesa che il nostro Governo – che, tra l’altro, non gode neppure della legittimazione popolare – si decida ad assumere una posizione seria in tema di trattati europei, evitando di procedere a colpi di rinvii, non resta che prendere atto della circostanza per cui siamo bel lontani dall’uscire dalla crisi e dal far ripartire la nostra economia. La strada è ancora lunga, quindi, ed è bene che il popolo italiano ne prenda definitivamente atto, piuttosto che continuare imperterrito a dare credito alle roboanti ricostruzioni futuristiche del segretario del Pd. I seguaci del renzismo, rappresentanti istituzionali in testa, dal canto loro, non perdono occasione di annunciare, attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione, clamorosi colpi di scena, soprattutto in ambito economico-lavorativo.

berlusconiIl problema, serio purtroppo, è che questi colpi di scena, che chiaramente si riferiscono alle riforme dell’attuale esecutivo a trazione Pd, nella stragrande maggioranza del casi non sono illuminanti intuizioni dell’attuale classe politica, ma una riproposizione in altri termini e contesti delle riforme che, a prescindere dalla loro opportunità, ricalcano quelle che Berlusconi e il centrodestra avrebbero voluto realizzare nei vent’anni trascorsi, tra ostruzione della sinistra, radicale e moderata, e lotte intestine. Niente di nuovo all’orizzonte, pertanto: né rottamazione di uomini, perché i burocrati e i lobbisti che muovono i fili sono sempre al loro posto, né di idee, perché sono state partorite da altre menti diversi anni prima.

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