La Legge di Stabilità e il teatrino della politica

stabilitàLa legge di stabilità si appresta a percorrere l’ultima tappa prima di arrivare al Quirinale. L’imponente ed importante manovra del Governo, frutto essenzialmente dell’impostazione definita dal Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che si dichiara sicuro dell’approvazione da parte delle istituzioni europee, e dalle guide spirituali rappresentate dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e dal “fratello maggiore” di Matteo Renzi, Sergio Marchionne, rappresenta un momento di forte divisione all’interno del panorama politico italiano che vede all’opposizione M5S, Lega Nord e Fratelli d’Italia, in testa.

Forza Italia, come orami accade da diversi mesi, assume atteggiamenti contraddittori ed ambigui, caratterizzati da approvazioni e contestazioni, quasi come se le uniche difficoltà fossero di natura essenzialmente formale e non sostanziale, fatta eccezione per qualche singolo elemento tutto sommato irrilevante ai fini del contesto generale. Qualcuno lo chiamerebbe teatrino della politica. FORZA ITALIASu Forza Italia, peraltro, si potrebbero fare numerose considerazioni soprattutto con riferimento alle svolte e giravolte di cui il partito, guidato da Silvio Berlusconi, si sta rendendo protagonista in queste ultime settimane. Insomma, per certi versi il quadro è drammatico, con parlamentari ed ex ministri che nel giro di un anno o poco più sono riusciti a rivoluzionare completamente il loro pensiero su temi, tra l’altro, di straordinaria importanza. Ed è bastato ben poco. Sono riusciti a fare peggio di Fini e dei finiani.

Proprio per questo appare quantomeno comico il sogno prospettato da Berlusconi di vincere con una Forza Italia da sola, senza alleati, con l’obiettivo, ormai non più segreto, di avere una maggioranza in grado di formare e sostenere un governo totalmente composto da “nostri ministri”. “So che è una follia – ha confessato l’ex cavaliere – ma  sono convinto si possa fare”. Il fatto che anche lui sia consapevole della follia è rincuorante, probabilmente prova della circostanza secondo cui larga parte del maggior partito del centrodestra italiano, ormai in totale confusione, ha perso (quasi) completamente quel briciolo di serietà e coerenza che gli restava. Forse la perdita costante di consenso, accompagnata dalla prospettiva di non riuscire più a recuperarlo, stanno alla base delle nuove posizioni politiche di alcuni forzisti.

Ma torniamo alla legge di stabilità. Il Ministro Padoan, ormai, nemmeno fosse un disco rotto, insiste costantemente sulla necessità che la manovra resti cosi come il Governo l’ha formulata, pena la sua efficacia complessiva. Viene da se che finanche l’ipotesi di eventuali correttivi è completamente da scartare anche nel caso in cui la crescita non dovesse essere quella stimata. Preoccupazione, questa, più che reale, considerando non solo che da oltre due anni ogni previsione sulla ripresa e, quindi, su crescita ed occupazione, viene completamente disattesa, ma anche che la situazione peggiora sempre di più.

Ma, probabilmente, anzi sicuramente, c’è un motivo se la manovra deve restare in questo modo. Si tratta, cioè, della necessità di procedere, a qualunque costo, nella direzione indicata dall’Unione Europea. Ed anche qui le parole d’ordine cambiano nel giro di poche settimane o mesi. La lotta all’austerity è messa in secondo piano, cosi come il tentativo di incidere sui parametri europei, e quello che resta è solo sottomissione, condita da ipocrisia e demagogia. Negli ultimi giorni lo slogan è: imprenditori vi conviene assumere. Farlo è fondamentale se si vuole accedere agli sgravi e ai benefici della riforma sul lavoro. “Con le nuove misure varate dal governo – ha tuonato Padoan – potrebbero crearsi 800 mila nuovi posti di lavoro”.

L’unica considerazione da fare è che il ministro renziano usa il condizionale, a differenza della sicurezza ostentata soprattutto dagli esponenti dei Governi Berlusconi che, alla fine, non sono mai riusciti ad incidere in questo senso in ambito lavorativo. Evidentemente i membri dell’attuale esecutivo, guidato dal figlio adottivo dell’ex cavaliere, quantomeno hanno imparato bene dal passato, anche dai propri passi falsi e dalle promesse non mantenute, ed hanno sostituito l’ostentazione della sicurezza con la cautela a tutti i costi, onde evitare accostamenti ormai definitivi con chi li ha preceduti.

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About the Author: Luigi Iacopino