Regionali, in tanti sono rimasti fedeli a Peppe Scopelliti

Ncd-Udc in mezzo al guado, D’Ascola possibile rinuncia?

elezioni-votoIn mezzo al guado.  NCD e UdC, che stanno cercando di mettere in piedi un terzo polo sotto l’etichetta “Alternativa Popolare Calabrese (Apc), si trovano a fare i conti con una realtà dura e aleatoria. L’incubo di superare l’asticella dell’8 per cento per avere accesso al nuovo Consiglio regionale fa passare notti insonni. Stamani è piombato a Reggio il coordinatore nazionale NCD Quagliarello più che per… “quagliare” la lista del suo partito per cercare di convincere gli incerti a candidarsi: è una ridda di voci, di pressioni, di promesse. Questo nuovo soggetto politico (Apc) è una specie di grand hotel: gente che entra e gente che esce. In mattinata circolava un’altra voce clamorosa: il senatore Nico D’Ascola, annunciato come candidato presidente , avrebbe deciso di rinunciare, adducendo un giustificato motivo: incompatibilità familiari. Come è noto, con il centrosinistra, si candida al Consiglio regionale, Giuseppe Neri, ex assessore provinciale, giovane emergente nel Pd, fratello della moglie del senatore D’Ascola. Il dott. Neri è da mesi ormai in campagna elettorale: farà parte della lista del presidente Mario Oliverio con buone possibilità di essere eletto.
In attesa che Apc esca dal guado e completi le liste (una UdC e l’altra NCD), ci sono alcune considerazioni da fare. Leggiamo da tempo che Peppe Scopelliti era stato abbandonato dai suoi fedelissimi e che gli erano rimasti vicini solo Orsomarso e Salerno, dimenticando che sono rimasti coerenti la Stasi, Arena, Pugliano, Sarra, Claudio Parente, Tilde Minasi e ovviamente il senatore Caridi. Altri tre consiglieri uscenti Crinò, Imbalzano e Chiappetta risultano ancora tra gli incerti. Il primo, Pietro non si candiderà di certo, ma al suo posto dovrebbe entrare in campo il fratello Franco, già senatore. Come si vede la situazione è ancora fluida. Su tanti uscenti prevale un senso di giustificato scetticismo, soprattutto se la voce della rinuncia del senatore D’Ascola dovesse rivelarsi veritiera. Lo sapremo in giornata. Certo l’arrivo improvviso di Quagliello non è certo casuale. Martedì a Roma lo stesso Quagliarello e Cesa avevano chiuso l’intesa. Oggi torna tutto in altro mare.
Chiaramente Alfano e Casini stanno facendo pressione perché sarebbe veramente uno smacco per i loro partiti, in caduta libera su scala nazionale, non presentare liste nella regione in cui alle ultime elezioni europee avevano raggiunto il risultato migliore (oltre il 12 per cento), tutto merito di Scopelliti canidato. Per cui i due leader per salvare la loro faccia non esitano a mandare al massacro elettorale una coalizione che non ha alcuna possibilità di vincere e che rischia addirittura di non superare la soglia di sbarramento. Senza Scopelliti, l’unico reggino che è riuscito a domincare politicamente la Calabria, il centrodestra è in un cul de sac.
Ma dovranno essere i vertici dell’Ncd nazionale, in particolare Angelino Alfano, a battersi il petto. Quest’ultimo non ha fatto nulla per Reggio o per la Calabria. Un ultimo esempio: pare che ci sia stato un confronto molto amimato tra gli assessori regionali Luigi Fedele e Michele Trematerra con il ministro alla Salute Lorenzin (Ncd) sulla sanità calabrese che la Giunta Scopelliti aveva risanato. La ministra si sarebbe fatta sfuggire che, sulla questione delle nomine, non era aggiornata e che si sarebbe fatta  consigliare dal senatore Tonino Gentile. Insomma continua la politica suicida dei dispetti.
E Peppe Scopelliti? Aspetta sereno sulla riva del fiume (o del guado) per contare, al termine delle elezioni regionali, i “cadaveri” politici dei suoi ex amici, sempre ammesso che Ncd e Udc riusciranno, a varare un favore ad Alfano e Casini, uno schieramento formato “armata brancaleone” con o senza il senatore D’Ascola. Intanto l’ex governatore Scopelliti sosterrà i suoi candidati nelle liste del centrodestra collegate a Wanda Ferro.

Freccia del Sud

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