Governo. È il giorno del giudizio

Oggi è la giornata decisiva per conoscere le sorti dell’attuale governo. I due giorni determinanti per il futuro di Silvio Berlusconi e dei suoi ministri erano iniziati ieri alle 9 del mattino quando il presidente del Consiglio si era presentato in Senato davanti al quale ha pronunciato un discorso programmatico. La maratona parlamentare proseguirà oggi alla Camera e solamente al termine della riunione odierna si conoscerà il verdetto delle Aule. La Fiducia a Palazzo Madama appare scontata, considerata l’ampia maggioranza di PDL e Lega; non lo è invece a Montecitorio, dove è prevista una vera e propria guerra all’ultimo voto. Per questo Berlusconi cercherà di convincere i moderati e gli indecisi a rinnovare la fiducia al suo governo, facendo riferimenti in particolar modo all’UDC.

Il presidente della Camera e leader Fli, Gianfranco Fini, ha sfidato nuovamente Berlusconi garantendo la chiusura definitiva dei rapporti che lo legavano al Cavaliere. Il gruppo dei finiani ha votato ieri al Senato, e voterà sicuramente oggi alla Camera, per la sfiducia al governo. Il leader FLI si dice sicuro che «il governo non avrà la fiducia». Fini poi prosegue: «sarebbe meglio pensare a un nuovo esecutivo, sempre di centro-destra, affidandolo magari a Tremonti – identificato come l’uomo cardine di questo governo – anche se non è il nome che conta».

Se al Governo oggi sarà rinnovata la fiducia, anche per pochissimi voti, i finiani passeranno a un’opposizione di centro-destra che, tuttavia, non andrà sempre contro il governo con dei no a priori ma valuterà di volta in volta se votare o no i provvedimenti ritenuti utili per il Paese. Comunque vada oggi a Montecitorio, Fini esclude sue eventuali dimissioni da presidente della Camera. Anche il Presidente della Repubblica è chiamato a svolgere un ruolo da protagonista in un momento di crisi delicato come quello attuale; non sarà un semplice “spettatore televisivo” come lui stesso si è definito. Certo è che difficilmente i voti di oggi di Montecitorio saranno risolutivi alla crisi politica del nostro Paese.

Filippo Turiano

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