Depressione post partum: un ladro che ruba la maternità

Non si “vedono” perché il loro disturbo viene spesso sminuito e sottovalutato, eppure sono 90mila le donne italiane che ogni anno soffrono di depressione in gravidanza e post partum. Le forme diagnosticate e curate sono meno del 50%. Partendo da questi dati l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) ha deciso di promuovere “A smile for moms, un sorriso per le mamme”, campagna triennale di sensibilizzazione presentata a Palazzo Chigi. «Vogliamo far sentire meno sole le donne con questo problema – spiega Francesca Merzagora, presidente Onda –  La depressione è un disturbo temuto più del tumore al seno. Per questo motivo abbiamo deciso di partire con questo progetto, che si articola su più fronti». È stato infatti realizzato un sito web, www.depressionepostpartum.it, dove le donne potranno chiedere informazioni e consigli agli esperti tramite i forum. Verrà poi trasmesso in tv uno spot che avrà come testimonial d’eccezione l’attrice Maria Grazia Cucinotta e messi in rete i primi sei centri italiani di eccellenza ( Milano, Torino, Pisa, Ancona, Napoli e Catania) già impegnati su questo fronte, idonei ad aiutare le future mamme sia da un punto di vista medico che psicologico e che stanno definendo le linee guida di prevenzione di questa malattia. Il 18 novembre è stata inoltre approvata in Senato una mozione bipartisan di 68 parlamentari, in cui si chiede al governo di impegnarsi perché all’interno di tutti gli ospedali vi siano realtà competenti ad assistere adeguatamente le donne. Dai dati presentati è emerso inoltre che sono circa 5mila le forme bipolari diagnosticate ogni anno, che complessivamente la depressione post partum colpisce il 16% delle donne e che il 20% ha episodi depressivi nel primo anno dopo il parto. « La depressione in gravidanza e post partum può essere prevenuta e curata, già durante la gestazione – spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano – Sono stati individuati ben 25 fattori di rischio. Comunicarli alle neomamme, le coppie e formare i medici è fondamentale, anche perché questo disturbo influisce sullo sviluppo del feto e la salute del bambino una volta cresciuto. Il rischio di depressione è molto alto nel primo trimestre di gravidanza e decresce nel secondo e terzo. Molto importanti i disturbi legati all’ansia, soprattutto quelli che compaiono alla 32esima settimana,  che, oltre alla depressione post partum, espongono a disturbi dello sviluppo e dell’attività fetale. I rischi per il bambino sono il basso peso alla nascita, difetti fisici, ridotta circonferenza cranica, basso indice di Apgar (misura la vitalità e l’efficienza delle funzioni vitali primarie del neonato), problemi comportamentali ed emozionali. Inoltre può esserci scarsa partecipazione al progetto genitoriale, con cattiva nutrizione, abuso di alcol o altre sostanze, comportamenti impulsivi contro il feto o il bambino, netto aumento della possibilità di aborto».  E’ possibile usare psicofarmaci durante la gravidanza. I nuovi antidepressivi, se usati con attenzione e sotto controllo del medico, non aumentano il rischio di sviluppo anormale di alcune parti del feto. L’uso degli ansiolitici, che deve essere moderato e frazionato, è possibile a basse dosi, anche durante l’allattamento, sempre con particolare attenzione. Inoltre va sottolineato che se una donna ha sofferto di depressione già prima di restare incinta, non deve assolutamente interrompere le cure. Bisogna invece continuare la terapia, che permette di portare avanti la gravidanza con ampi margini di sicurezza.  Per quanto riguarda i fattori di rischio, bisogna valutare se la persona ha già sofferto di depressione e ne va considerata la familiarità.  Ci sono poi altri fattori, come la sindrome premestruale, che comporta grossi cambi di umore e reca notevole sofferenza a oltre il 5% delle donne in età fertile, l’ambivalenza rispetto alla gravidanza, la giovane età della futura mamma, un breve intervallo tra una gravidanza e l’altra. Eventi stressanti, come la perdita del lavoro o di una persona cara e poi frequenti problemi di salute del bambino e un rapporto conflittuale con il partner o con il bambino stesso. Infine c’è il baby blues, un fatto fisiologico per le donne ma che porta nel 20% dei casi alla depressione. Esistono anche dei semplici test di autovalutazione, presenti anche su internet, che non fanno una diagnosi ma possono essere indicativi. E’ un problema che spesso non viene diagnosticato in tempo. Molti medici inoltre si dimostrano poco sensibili ai racconti delle donne e si limitano nel migliore dei casi, a raccomandare qualche ora di Tai Chi, la ginnastica contro stress, depressione e insonnia o qualche seduta di agopuntura. Se da un lato è vero che la depressione si previene a tavola, con una dieta sana, dall’altro canto è sempre bene non sottovalutare questo male silenzioso che divora le donne.  In molti casi bisogna solo superare la vergogna di ammettere che, in un periodo che dovrebbe essere tra i più felici dell’intera vita, si possa sperimentare il pieno della solitudine e dell’infelicità, le cui conseguenze si portano dietro per sempre. La depressione può essere sconfitta, basta farsi aiutare. Naturalmente il messaggio non è rivolto solo a noi donne, ma anche ai nostri compagni e mariti che hanno il compito non solo di starci accanto nel delicato momento sia della gravidanza che del post parto, ma anche di vigilare sul nostro stato emotivo e all’occorrenza aiutarci a capire che magari abbiamo bisogno d’aiuto.

M. Cristina Scullino

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