Mercoledì il rush finale per la riforma Gelmini, si teme un nuovo assedio della Capitale

L’aria che tira attorno alla giornata di Mercoledì, giorno in cui la riforma Gelmini dovrebbe avere il via libera definitivo dal Senato, è davvero pesante e preoccupante. Ad alzare il livello della tensione ci hanno ben pensato il senatore Gasparri e il ministro La Russa, proponendo arresti preventivi contro i manifestanti, in vero stile anni ’70. Queste affermazioni ai piani alti del Ministero dell’Interno vengono lette come delle «provocazioni che servono a eccitare gli animi in un momento già molto delicato». Stupefatto Enzo Letizia, senatore Pdl e segretario dell’Associazione funzionari di Polizia, che ha dichiarato: «da un legislatore si pretende senso di responsabilità e capacità di dialogo, oltre che di ascolto. Mentre dal governo nel suo complesso le forze dell’ordine esigono di essere messe in grado di garantire l’ordine pubblico tenendo a bada le frange di violenti, dotandole di strumenti adeguati a consegnare alla magistratura prove inconfutabili per una condanna certa e rapida». Questa presa di posizione rischia di far saltare ogni ipotesi di dialogo con l’ala più estrema degli studenti, che dal canto loro stanno organizzando una protesta “imprevedibile”, dichiarando che saranno presi di mira i palazzi del potere, ma non indicando quali. Dunque manifestazione ridotta, ma aumenteranno blitz e azioni improvvise per cercare di non rimanere imbrigliati nelle azioni di Polizia. Saranno schierati attorno ai palazzi romani circa 2000 agenti per cercare di mantenere in pugno la situazione, anche perché il periodo natalizio non sarà di aiuto alle azioni di ordine pubblico, e la zona rossa sarà allargata forse a tutto il centro storico della Capitale. Dal canto suo il sindaco capitolino Gianni Alemanno cerca di trovare una possibile soluzione: «Bisogna convincere gli studenti a fare un percorso autorizzato, che abbia un obiettivo diverso dalle sedi istituzionali perché altrimenti la situazione potrebbe ricreare tensioni. Dobbiamo fare grande attenzione; gli studenti devono sapere che serve un’ autorizzazione altrimenti è reato». Molto duro Massimo D’Alema contro la teoria di Mantovano e Gasparri sull’eventuale Daspo esteso alle manifestazioni e sugli arresti preventivi: «Bugie le loro! Bisogna stare molto attenti perché l’interesse alla violenza è un interesse dei gruppi violenti, ma potrebbe diventare anche un modo di chi è al potere di rafforzare il proprio potere. E’ un gioco che abbiamo già visto anche nel passato. E’ sbagliato che il governo non apra un dialogo con gli studenti, sarebbe un modo per isolare  la violenza». Durissimo il segretario di Sel Nichi Vendola: «La generazione che abbiamo visto manifestare a Roma il 14 dicembre a Roma è quella che non ha niente da perdere e che abbiamo visto a Parigi,  Atene,  Londra e questo perché si tratta della generazione secondo quanto dice il sociologo del “lavoro mai”, una generazione che vive proiettata nel mercato del lavoro nella precarietà permanente; avrà diritto di protestare? di ribellarsi? Gasparri all’età di questi ragazzini aveva un’attitudine alla violenza teppistica che forse ha dimenticato, così ci avviamo verso il fascismo». Ancora una volta, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, la politica si dimostra sorda verso un mondo nuovo e in movimento. Bisogna condannare e reprimere ogni forma di violenza, ma da qui a pensare di mettere il silenziatore sulla protesta ce ne vuole. La cosa che fa riflettere è il modo con cui tutta una generazione di giovani è stata bistrattata e umiliata negli anni da una classe dirigente (di ambo gli schieramenti), che non ha più ormai né il polso, né la pancia di un Paese ripiegato su se stesso e senza futuro.

Salvatore Borruto

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