17 marzo festa nazionale dell’Unità d’Italia

Dopo travagliate trattative il Consiglio dei Ministri ha deciso che il 17 marzo sarà una giornata di festa, dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Soddisfatto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha annunciato la presenza del Pontefice per i festeggiamenti: «C’è l’impegno, ribadito anche dai cardinali Bertone e Bagnasco, per la partecipazione della Chiesa e in qualche forma anche del Pontefice alle celebrazioni: un fatto molto importante». La partecipazione di Benedetto XVI dovrebbe limitarsi a un messaggio letto da uno dei suoi collaboratori durante la santa Messa che sarà celebrata proprio il 17 marzo.

Dopo la spaccatura all’interno del Consiglio dei ministri, una mediazione è stata trovata per venire incontro alle richieste leghiste e allo spreco di denaro che i padani hanno sbraitato negli ultimi giorni (vien da ridere pensando che con i soldi pubblici la Lega Nord ha pagato le multe delle quote latte, derubando dei fondi già stanziati per il sud, e in particolare per la nostra Regione, abbonando le multe degli allevatori del Nord. Forse quello non è uno spreco perché non è altro che compravendita di voti!). Comunque il Governo si è affrettato a spiegare che: «al fine di evitare nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private, per il solo anno 2011, gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia».

Come già accennato il Consiglio dei ministri si è spaccato e La Russa ha spiegato che tre ministri non hanno aderito alla votazione. Si tratterebbe dei tre ministri del Carroccio, Calderoli, Bossi e Maroni. Quest’ultimo pare sia uscito al momento della votazione. Molte perplessità anche da parte del ministro Gelmini e del ministro Sacconi, ma alla fine ha prevalso il buon senso e hanno votato a favore. La discussione comunque pare sia stata più accesa di quanto trapelato,  lo scontro è stato fra i contro già citati e i sostenitori ad ogni costo, quali il ministro La Russa e Meloni.

Dopo la votazione durissime le dichiarazioni di Calderoli: «Fare un decreto legge per istituire la festività del 17 marzo, un decreto legge privo di copertura (traslare come copertura gli effetti del 4 di novembre, infatti, rappresenta soltanto un pannicello caldo e non a caso mancava la relazione tecnica obbligatoria prevista dalla legge di contabilità…), in un Paese che ha il primo debito pubblico europeo e il terzo a livello mondiale e in più farlo in un momento di crisi economica internazionale è pura follia. Ed è anche incostituzionale. Come ho già detto sono e resto contrario alla decisione di non far lavorare il Paese il 17 di marzo, sia per il costo diretto che è insito in una festività con effetti civili che per quello indiretto, che proverrà dallo stimolo di allungare la festività in un ponte da giovedì fino a domenica. Se vogliamo rilanciare davvero il Pil di questo Paese, con il decreto legge di oggi abbiamo fatto l’esatto contrario».

La Russa cerca di gettare acqua sul fuoco: «Non c’è nessuna frattura o rottura con la Lega, ma solo una diversità di opinioni. Chiediamo a tutti rispetto, ma non obbligheremo nessuno a festeggiare. Ho parlato con Bossi, dopo il cdm e gli ho detto che dove il federalismo è più forte, più forte è la spinta nazionale. Le due cose possono e devono andare di pari passo: così come sono un convinto assertore del federalismo solidale, non capisco che ostacoli culturali possano esserci a far procedere di pari passo federalismo e identità nazionale».

Giorgia Meloni ha dichiarato: «si è cercata la convergenza e trovata una soluzione che potesse unire e non dividere e, soprattutto, senza rischiare di configurare il 17 marzo come una celebrazione di serie B. Il 17 marzo è la data più unificante che abbiamo e sarebbe stato sbagliato non usare crismi che si utilizzano normalmente per le grandi celebrazioni».

Poi sia Meloni che La Russa hanno ringraziato Roberto Benigni per il suo intervento sull’Inno di Mameli dal palco di Sanremo. «Penso che valga la pena, per quello che molti milioni di Italiani hanno visto, ringraziarlo per la passione con cui ha raccontato l’Unità d’Italia. Speriamo che ci dia la disponibilità a diffondere la sua rappresentazione tra i ragazzi».

Durissimo Bersani contro il Governo: «È una vergogna avere un governo che riesce a spaccarsi su cose di questo genere. È un calcio agli stinchi del Paese, una testimonianza in più che in questo momento non abbiamo un presidente del Consiglio in grado di dare una rotta».

Salvatore Borruto

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