Sale il prezzo della benzina al sud

26\02\2011 – Dopo le ultime vicissitudini in Nord Africa, il prezzo dei carburanti sta raggiungendo picchi altissimi, che solamente prima della crisi si erano raggiunti. Lo stress dei prezzi è dovuto sostanzialmente per la crisi geo-politica magrebina, ma anche per la speculazione che si sta facendo sulla situazione creatasi. In questo momento l’Opec dovrebbe avere la coscienza di tenere bassi i prezzi aumentando la produzione di barili di greggio, ma questa rimane una pura utopia, l’ obiettivo è quello di fare profitti su profitti. Tornando al nostro paese, per adesso la situazione rimane normale e costante per il gas, con prezzi stabili sui prezzi dei giorni scorsi. Per quanto riguarda i carburanti, le impennate di prezzo più significative si hanno al sud, dove alcune compagnie come IP e Q8 hanno sfondato quota 1,50 Euro per la verde. La media nazionale secondo un sondaggio fatto da “Quotidiano Energia”, si attesta attorno a 1,510 di Eni, fino a 1,519 al litro sempre per la verde di Tamoil, con picchi al Sud di 1,55 Euro. A subire l’impennata non solo il prezzo della benzina, ma anche del gasolio, che si sta attestando attorno a 1,40 Euro per un litro nei distributori Tamoil e Q8 del sud Italia. Per quanto riguarda la media nazionale, dati alla mano, per un litro di gasolio si va da 1,373 di Eni, all’1,382 per litro di Q8. Per quanto riguarda il Gpl, si parte dallo 0,778 per litro da parte di Shell e Total Erg, allo 0,785 per litro degli impianti IP. Proprio la compagnia IP è stata quella che ha fatto registrare gli aumenti più vistosi nelle ultime settimane, con aumenti di benzina, gasolio e Gpl, rispettivamente di 3, 2 e 1 centesimo di Euro. La stangata per le famiglie dovrebbe tramutarsi in soldoni, attorno a 210 Euro in più all’anno. Nei prossimi giorni dunque con l’instabilità e l’incertezza delle vicende del nord Africa e del Medio Oriente, potrebbe succedere di tutto, anche una crisi energetica come quella del ’73, quando per parecchi giorni si lasciarono le auto ferme per il costo dei carburanti arrivato alle stelle. Tutto questo fa riflettere sulla teoria del picco di Hubbert*, che sembra potere essere applicata perfettamente.

*Marion King Hubbert (5 ottobre 1903, 11 ottobre 1989), geofisico americano della compagnia petrolifera Shell, elaborò la teoria che prese il suo nome, picco di Hubbert appunto, dove indicava come la crisi di una risorsa come il petrolio, non si ha quando questa finisce, ma quando più o meno si è arrivati alla metà dello sfruttamento in senso stretto, ovvero quando la produzione smette di crescere, e il consumo raggiunge il punto flesso. Secondo questa teoria, il punto in cui la produzione può solo diminuire, si chiama picco di Hubbert. Tutto questo ha come postulato che la domanda petrolifera sia anelastica ai prezzi, e che il petrolio sia un bene primario da cui non si possa prescindere. Da tutto questo ne deriva che, anche se gli investimenti per l’estrazione diventassero proibitivi, la produzione non cesserebbe, perché si incontrerebbe una domanda disposta comunque a remunerarla sempre e ad ogni costo.

Salvatore Borruto

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