Centocinquantesimo dell’Unità italiana, finalmente ci siamo

Dopo le polemiche, relative al giorno di festa oppure no, dopo tutti i preparativi e tutte le ipocrisie secessioniste dei giorni scorsi, finalmente ci siamo: oggi è il giorno del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. I festeggiamenti sono molteplici da nord a sud del paese, con mostre, parate, incontri e tanti avvenimenti per ricordare la storia che ha portato il paese a diventare uno soltanto. Molto curioso il percorso fatto dal presidente Giorgio Napolitano che, per ricordare i luoghi della memoria, così come i Mille 150 anni fa, ha fatto partire il proprio tour da Genova il 5 maggio scorso. Napolitano, nel primo di tanti eventi a cui ha partecipato, ha ricordato ai più giovani e non che:  «L’Unità d’Italia fu perseguita e conseguita attraverso la confluenza di diverse visioni, strategie e tattiche, la combinazione di trame diplomatiche, iniziative politiche e azioni militari, l’intreccio di componenti moderate e componenti democratico rivoluzionarie. Fu davvero una combinazione prodigiosa, che risultò vincente perché più forte delle tensioni anche aspre che l’attraversarono».

Per Giorgio Napolitano tutte le iniziative e i festeggiamenti per ricordare l’anniversario: «fanno tutt’uno con l’impegno a lavorare per la soluzione dei problemi oggi aperti dinanzi a noi: perché quest’impegno si nutre di un più forte senso dell’Italia e dell’essere Italiani, di un rinnovato senso della missione per il futuro della nazione. Ieri volemmo farla una e indivisibile, come recita la nostra Costituzione, oggi vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del paese le ragioni di quell’unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, come base essenziale di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo contesto mondiale. Così, anche nel celebrare il 150°, guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici fresca linfa per rinnovare tutto quel che c’è da rinnovare nella società e nello Stato».

A nostro modo di vedere dovrebbe essere questo lo spirito di questo anniversario importante, e non dovrebbe essere ricordato solamente nelle date di ricorrenza. I sentimenti che legano e hanno legato la nazione sono genuini e nobili e mascherare una secessione delle regioni del nord dietro un assetto pseudo federalista dello Stato non è proprio il massimo. Al Sud la cialtroneria è davvero tanta, ma le persone preparate culturalmente e socialmente attive sono la maggioranza. Purtroppo i cattivi esempi, che sono la minore parte della popolazione, hanno una risonanza a livello nazionale, maggiore di colui che lavora, studia e si dimena nella difficile società meridionale. Sta a noi iniziare a rompere il meccanismo che premia i più furbi e castiga i più preparati, proprio questo è il modo di fare della mafia.

Salvatore Borruto

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